Campania

Detenuto uccide il compagno di cella in carcere a Salerno

L'omicidio al culmine di una lite, l'arma usata è una lametta

++ Detenuto uccide il compagno di cella in carcere a Salerno ++

Redazione Ansa

La profonda ferita alla gola, inferta con una lametta da barba, non gli ha lasciato scampo: aveva trent'anni ed era nato in Tunisia il detenuto morto nell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno, dov'era stato ricoverato d'urgenza ieri sera dopo l'aggressione subita nel carcere della città, nel quale era rinchiuso per spaccio di sostanze stupefacenti e rapina.


    A colpirlo è stato il suo compagno di cella, un marocchino di 23 anni, al culmine di una lite innescata da futili motivi. In cella non c'erano altre persone e sull'accaduto sono ora in corso indagini da parte del magistrato di turno dell'ufficio inquirente salernitano, coordinato dal procuratore Giuseppe Borrelli.


    L'omicidio è avvenuto nella prima sezione "detenuti comuni" del carcere salernitano, uno dei più affollati della Campania, dove a fronte dei 400 posti disponibili ne accoglie, invece, circa 600.


    Gli agenti della penitenziaria hanno immediatamente trasferito la vittima nel pronto soccorso dove è giunta già in stato di incoscienza. Intorno alle 11, la notizia della sua morte.
    Il ventitreenne marocchino accusato ora di avere ucciso il suo compagno di cella claudicante e con problemi di deambulazione è in attesa di giudizio. La vittima, invece - che viveva in Umbria, in provincia di Perugia, insieme alla madre - avrebbe terminato di scontare la sua pena nel 2026.


    Secondo il segretario del S.PP. Aldo di Giacomo, si tratta del terzo omicidio in carcere dall'inizio dell'anno: gli altri due si sono verificati a Napoli-Poggioreale, il 4 gennaio, e ad Opera-Milano il 20 aprile. Suicidi e omicidi, sottolinea Di Giacomo, "sono il segno più evidente che lo Stato ha ammainato bandiera bianca: non ci resta che rivolgerci alla Corte Europea dei diritti dell'uomo".
    "E' da tempo che denunciamo lo stato di abbandono delle carceri campane", ricordano i sindacalisti dell'Uspp Ciro Auricchio e Giuseppe Del Sorbo, che aggiungono: "Ormai non abbiamo più parole per definire la confusione gestionale da parte di chi governa le carceri in Campania".


    La situazione delle carceri, nella regione, è caratterizzata da sovraffollamento e carenza di personale. I detenuti sono circa 7.350, più di 1.300 oltre il limite massimo. A questo si aggiungono le carenze che si registrano nelle piante organiche, non solo di poliziotti, ma anche di tutte le altre necessarie figure professionali.


    "In questo marasma generale - affermano ancora Auricchio e Del Sorbo - a farne le spese sono i poliziotti penitenziari, lasciati soli, in un silenzio assordante e senza strumenti idonei".
    Di ennesimo e gravissimo episodio parla anche il Sappe, con il segretario regionale Tiziana Guacci: "Si continua ad assistere a continue aggressioni non solo al personale di polizia penitenziaria ma anche alla popolazione detenuta. Di fronte a tali denunce riscontriamo una inerzia del Provveditorato rispetto a interventi concreti e risolutivi: siamo molto preoccupati".

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