(ANSA) - NAPOLI, 07 AGO - Un danno erariale di oltre due milioni e 200 mila euro viene contestato dalla Corte dei Conti della Campania a sette persone coinvolte nel giro di false consulenze ai danni del Cnr che aveva portato cinque anni fa a sei arresti. I sette sono destinatari di un invito a dedurre e di un provvedimento di sequestro beni per l'ammontare equivalente del danno.
La Procura regionale della Corte - guidata da Antonio Giuseppone, pubblici ministeri Davide Vitale e Flavia Del Grosso - ha ricostruito l'uso indebito di fondi pubblici dell'allora Istituto per l'Ambiente marino costiero di Napoli (oggi Istituto di Scienze Marine) del Cnr, attraverso false prestazioni. In particolare sono stati ricostruiti 46 contratti di consulenza stipulati, tra i 2010 e il 2014, con 13 società di Roma, Milano e Monza, riconducibili allo stesso centro di interessi e in molti casi operanti in settori incompatibili con le consulenze teoricamente svolte.
Queste ultime sono risultate talvolta inesistenti, in altri casi identiche tra loro o prive di contenuti concreti (ad esempio raccolta di pubblicazioni web e dati già presenti sul sito del Cnr), sovente condensate in relazioni di poche pagine e tutte sistematicamente concluse nell'arco di pochi giorni. In numerosi casi, contratti di consulenza, formalmente diversi, ma con le stesse finalità, sono stati affidati contestualmente, oppure a breve distanza di tempo, a ditte diverse, senza poi ottenere una effettiva controprestazione. Addirittura dagli atti emerge una medesima consulenza ripetutamente assegnata a società diverse ma sempre riconducibili allo stesso centro di interessi.
I compensi riconosciuti alle ditte coinvolte venivano sempre artificiosamente frazionati in modo da poter procedere, discrezionalmente, all'affidamento diretto. Le indagini, coordinate dalla Procura regionale della Corte dei Conti, sono state svolte dal nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli.
L'inchiesta amministrativa-contabile, durata circa due anni, ha consentito, a parere degli inquirenti (il nucleo Pef della Guardia di Finanza di Napoli e la Procura della Corte dei Conti della Campania) di ricostruire il meccanismo attraverso il quale venivano conferite una serie di consulenze risultate fittizie sempre alle stesse persone. Tutto si basava su finte gare, che finivano nelle mani delle stesse ditte, tutte riconducibili al medesimo centro imprenditoriale. Ciascuno degli indagati aveva un ruolo nella vicenda, dalla formazione della richiesta fittizia fino all'assegnazione degli incarichi alle aziende che di fatto non li espletavano. Le ditte in questione, e finite sotto indagine, sono tutte riconducibile allo stesso imprenditore. A fare da intermediario tra l'imprenditore e il Cnr (che risulta essere parte lesa) era Simone Morganti che, a sua volta è stato anche titolare di alcune delle società editoriali beneficiarie delle consulenze fittizie. Era lui, a parere degli investigatori, che, addirittura dall'interno del Cnr (utilizzando attrezzature, luoghi, strutture) , a cui accedeva essendo dotato di badge, si faceva promotore prima delle attività di stimolo a Roma e poi di raccordo con le aziende alle quali finivano gli incarichi a Napoli. In sostanza aveva incardinato una relazione di servizio di fatto con il Cnr pur non essendone dipendente con l'unico scopo di creare la necessità di affidare consulenze che non solo non erano necessarie ma che poi non venivano neppure corrisposte.