Campania

Alla poetessa Antonella Anedda il premio leopardiano La Ginestra

Il 12 settembre a Torre del Greco, Villa delle Ginestre

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 02 SET - Il premio La Ginestra, riconoscimento nazionale letterario leopardiano, sarà assegnato alla poetessa Antonella Anedda e sarà consegnato giovedì 12 settembre alle ore 19.30 a Villa delle Ginestre di Torre del Greco, residenza campana dell'ultima stagione della vita di Giacomo Leopardi.
    "Il premio - che lo scorso anno è stato assegnato al maestro Michelangelo Pistoletto - vuole testimoniare la fecondità della prospettiva con cui Antonella Anedda interpreta l'avventura intellettuale e poetica di Giacomo Leopardi", si legge in una nota.
    La saggista e poetessa Antonella Anedda-Angioy è nata a Roma da una famiglia di origine sarda. Laureata in Storia dell'Arte Moderna, insegna lingua francese presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Arezzo.
    Nel corso degli anni, ha collaborato con riviste e giornali quali Il Manifesto, Linea d'ombra, Nuovi Argomenti, Poesia e ricevuto prestigiosi riconoscimenti letterari: nel 2000 le è stato conferito il Premio Eugenio Montale e nel 2007 il Premio Napoli - Libro dell'Anno.
    La Anedda è testimone di una delle espressioni più originali della poesia italiana contemporanea. I versi e le prose che compongono la sua opera danno voce, immagine, memoria a situazioni essenziali dell'anima moderna. Assumono le ferite che ogni storia e ogni esistenza portano con sé e le danno forma attraverso suoni, parole, espressione.Uno degli ultimi libri di Anedda evoca nel titolo stesso il legame con il poeta recanatese: "Le piante di Darwin e i topi di Leopardi" del 2022.
    In un passo di un'altra sua opera, Geografie (2021), Antonella Anedda ricorda Villa delle Ginestre come un simbolo di incanto, sopravvissuto dentro il tempo avvelenato che è il nostro: "avevamo visitato la villa vicino a Napoli dove Leopardi aveva abitato. Da un balcone laterale si potevano quasi toccare le ginestre e le zolle sulfuree del Vesuvio. I giardini con i limoni delle ville erano finiti, finite le case. L'ingresso era uno spiazzo marrone con un coperchio di freddo, ma era un dicembre mite e i custodi due uomini e una ragazza, dopo aver staccato i biglietti, sostavano sotto un sole abbastanza tiepido da scaldare, ma velato". (ANSA).
   

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