Campania

Pinelli, giudici responsabili ma no al populismo giudiziario

Vicepresidente del Csm: "decisioni frutto di indipendenza"

Redazione Ansa

(ANSA) - CASERTA, 17 OTT - "I magistrati sono responsabili verso la società, in particolare per le decisioni che prendono, che devono essere caratterizzate da imparzialità e indipendenza.
    Ma non devono andare alla ricerca del consenso presso i cittadini, perché altrimenti si sconfina nel populismo giudiziario, che va respinto perché crea solo equivoci". Così il vice-presidente del Csm Fabio Pinelli nel corso della lectio magistralis dal titolo "La funzione giudiziaria tra legittimazione e responsabilità" tenuta a Santa Maria Capua Vetere al Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli.
    "Un tema complesso" quello della responsabilità dei magistrati, legittimati nella loro azione dalla Costituzione ma sempre più responsabili agli occhi della società, e soprattutto perché "i partiti politici hanno perso la loro capacità, che un tempo avevano, di aggregazione e mediazione, per cui in questi tempi così conflittuali, le aule di giustizia diventano sempre più spesso gli unici luoghi in cui tali controversie sociali possono trovare una risoluzione". Ecco quindi la necessità di paletti chiari per l'azione dei magistrati.
    "Ogni decisione giudiziaria - osserva Pinelli - deve essere frutto dell'indipendenza e dell'autonomia di giudizio del singolo magistrato, e solo così si crea davvero la fiducia dei cittadini nel sistema giustizia e nei giudici, e si può parlare di un servizio per i cittadini; al contrario le decisioni non devono essere prese dai magistrati per rispondere alle aspettative dei cittadini, dei media o anche delle vittime.
    L'indipendenza è qualcosa di innato in alcuni ma che non tutti possiedono, per cui è fondamentale che ogni magistrato riceva una formazione adeguata e sia competente. La competenza rende davvero indipendenti, ed è necessario puntare sulla formazione costante e di alto livello per i magistrati, ma anche aprire un dibattito interno da parte del Csm e delle componenti associative della magistratura su quelli che sono i doveri di ogni magistrato".
    Secondo Pinelli "i magistrati non possono sempre rispondere a tutte le istanze dei cittadini e se non lo fanno ciò crea sfiducia, ma è strutturalmente impossibile che il sistema giudiziario possa risolvere ogni conflitto sociale". In un tale quadro, la politica deve fare di più, con "le classi dirigenti che dovrebbero insegnare ai cittadini ad accettare le decisioni giudiziarie, anche quelle sfavorevoli", e deve essere più precisa e attenta sotto il profilo della produzione normativa, che spesso è "alluvionale e confusa, e non aiuta il lavoro di interpretazione della magistratura".
    Se dunque la politica deve riappropriarsi dei propri spazi di azione e mediazione, la magistratura non deve occupare quegli spazi lasciati liberi dalla politica. Ed è dunque sempre la modalità di azione del magistrato a fare la differenza. "Il magistrato non deve effettuare un bilanciamento di valori - spiega Pinelli - perché queste scelte spettano al legislatore, e deve inoltre interpretare e applicare testualmente le norme, altrimenti perde le radici costituzionali della sua legittimazione". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it