Campania

Dopo licenziamenti Gesco chiede risarcimento danni a Asl Napoli1

Continuano iniziative protesta, mercoledì assemblea cittadina

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 28 OTT - Una richiesta di risarcimento danni milionaria è stata presentata dai legali di Gesco, capofila di cooperative impegnate nel welfare, nei confronti dell'Azienda Sanitaria Locale Napoli 1 Centro per aver rescisso con 14 mesi di anticipo il contratto di appalto dei servizi psicosociali per le fasce deboli, della medicina penitenziaria e del Dipartimento Assistenza Ospedaliera. Il danno è stato stimato dal professor Federico Alvino, docente dell'università Pathenope di Napoli, su incarico di Gesco, che oggi ha illustrato i dettagli del ricorso in conferenza stampa.
    "Dall'analisi economica e dal rapporto contrattuale - è stato spiegato ai giornalisti - è emerso che la perdita complessivamente a carico di Gesco oscilla tra un milione e 600mila euro e 4 milioni di euro".
    "I ricorsi - ha detto un portavoce della Gesco - sono due: uno per il risarcimento e l'altro per il rispetto della scadenza naturale del contratto".
    La vertenza vede coinvolti circa 300 lavoratori (Oss, assistenti sociali, psicologi) che dal 31 ottobre rischiano la perdita del posto di lavoro a causa della decisione della Asl di rescindere il contratto. Gli operatori nelle ultime tre settimane hanno organizzato numerose manifestazioni pacifiche nei luoghi simbolo della città.
    "Attorno alla vertenza - è stato ricordato - si sta creando una rete di solidarietà di tutto il terzo settore napoletano che mercoledì 30 si riunirà in un'assemblea cittadina alle 17 a Santa Maria La Nova.
    Perché si è voluto interrompere anticipatamente questo rapporto, mettendo a rischio obiettivi terapeutici di successo?". "Perché l'Asl si convenziona in fretta e furia con l'università Vanvitelli e l'Asl Caserta per utilizzare le loro graduatorie senza alcun obbligo a farlo ed esponendosi, di fatto, al rischio di dover pagare costosissimi risarcimenti?", chiede il fondatore di Gesco Sergio D'Angelo. Che conclude: "Rompere con il terzo settore significa rinunciare alla sanità sociale, mettere in crisi servizi innovativi che hanno garantito percorsi di felicità per i più fragili". (ANSA).
   

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