(ANSA) - NAPOLI, 05 NOV - Le malattie cardiovascolari
rappresentano la prima causa di morte in Italia con 217mila
decessi all'anno, di cui 20.000 in Campania e di questi 1800
dovuti a infarto.
I dati dello studio che ha coinvolto 771 pazienti
post-infarto trattati in 22 centri italiani, sono stati
recentemente pubblicati sull'European Journal of Preventive
Cardiology e dimostrano l'efficacia dell'approccio "colpisci
presto, colpisci forte": intervenire subito dopo l'infarto, in
modo intensivo con anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9,
abbassa i livelli di colesterolo LDL fino al 70%. Il 68% dei
pazienti ha raggiunto l'obiettivo raccomandato di C-LDL (55
mg/dL) già al primo controllo offrendo così una protezione
efficace e sicura nella delicata fase post-infarto. "I pazienti
che hanno avuto un infarto sono considerati ad altissimo
rischio. Le linee guida europee raccomandano di raggiungere
livelli di LDL inferiori a 55 mg/dL, e addirittura sotto i 40
mg/dL per chi ha avuto multipli eventi cardiovascolari" afferma
il prof. Pasquale Perrone Filardi. "Tutti i pazienti dopo
l'infarto dovrebbero fare un controllo dopo 4 settimane di
terapia anti-lipidica per verificare l'efficacia del trattamento
e se i livelli di LDL non sono ancora ottimali, è necessario
modificare e ottimizzare la terapia".
Il registro italiano AT TARGET-IT dimostra per la prima volta
nella pratica clinica una chiara correlazione: più basso è il
livello di LDL, minore è il rischio di nuovi eventi
cardiovascolari, con benefici evidenti già dopo 11 mesi.
Infatti, i pazienti che hanno raggiunto l'obiettivo di LDL
<55mg/dL hanno visto una significativa diminuzione del rischio
rispetto a quelli che non l'hanno raggiunto e che hanno livelli
superiori. Il beneficio si è dimostrato ancora superiore per chi
ha livelli di colesterolo LDL sotto i 43 mg/dL e massimo per chi
scende sotto i 23 mg/dL. Questi risultati, si sottolinea,
"confermano che abbassare il colesterolo LDL in modo intensivo
subito dopo un infarto è sicuro ed efficace con significativi
benefici per ridurre il rischio di recidive". I dati dello
studio a livello nazionale segnano, si aggiunge, "traguardi
importanti e trovano conferma dalla rilevazione a livello
locale. Una maggiore e più efficace protezione per i pazienti
che hanno avuto un infarto".
"L'esperienza del nostro centro, che ha coinvolto circa 150
pazienti nello studio AT TARGET-IT, conferma gli ottimi
risultati evidenziati a livello nazionale" afferma Calabrò,
ordinario per le Malattie dell'Apparato Cardiovascolari della
Facoltà di Medicina e chirurgia della Università della Campania
"Luigi Vanvitelli". "Da tempo utilizziamo nella pratica clinica
gli anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9 per le persone
definite ad alto rischio e l'uso tempestivo di queste terapie ha
da subito evidenziato un'alta efficacia nel consentire al 70-80%
dei pazienti di raggiungere i livelli di C-LDL target di
55mg/dL". L'efficacia dell'approccio 'colpisci presto e colpisci
forte' dipende in modo significativo anche dall'aderenza alla
terapia. Secondo la letteratura scientifica, solo circa 5
pazienti su 10 (45,9%) a rischio molto alto e 3 su 10 (30,2%) a
rischio medio seguono regolarmente una terapia ipolipemizzante
tradizionale. "L'aderenza alla terapia con gli anticorpi
monoclonali inibitori di PCSK9 è altissima, oltre il 90% con
un'ottimale persistenza del 95% nei mesi di follow up a 12 e 18
mesi" conclude Calabrò. (ANSA).
Infarto:no al colesterolo cattivo,efficaci anticorpi monoclonali
Campania, 1800 vittime all'anno. Uno studio della 'Federico II'