Campania

"Echi americani" nel concerto a Napoli del Quartetto Adorno

Musiche di Barber, Hermann, Castelnuovo-Tedesco, Dvorak

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 12 NOV - "American Echoes" è il titolo del concerto che il Quartetto Adorno presenta a Napoli giovedì prossimo, 14 novembre (ore 20.30 al Teatro Sannazaro), per la stagione musicale dell'Associazione Alessandro Scarlatti presieduta da Oreste de Divitiis. L'ensemble, formato da Edoardo Zosi e Liù Pelliciari (violini), Benedetta Bucci (viola) e Francesco Stefanelli (violoncello), proporrà una selezione musicale dedicata a grandi compositori statunitensi, d'origine o di adozione.
    Si comincia con il "Quartetto Op. 11 in si minore" di Samuel Barber, si continua con il "Quartetto n. 3 op. 203" di Mario Castelnuovo-Tedesco e con il brano "Echoes" scritto nel 1965 da Bernard Hermann, uno dei più grandi autori di colonne sonore della storia del cinema. Premio Oscar nel 1942 per le musiche de "L'oro del demonio" di William Dieterle (ma, nello stesso anno, è in nomination anche per "Quarto potere" di Orson Welles), Hermann ha lavorato con Alfred Hitchcock, François Truffaut, Brian De Palma e Martin Scorsese. Il concerto del Quartetto Adorno, che si realizza in collaborazione con il CIDIM, termina con "l'Americano", ovvero il "Quartetto per archi n. 12 in fa maggiore, op. 96" di Antonin Dvořak.
    "Il programma musicale proposto - dice Tommaso Rossi, direttore artistico della Scarlatti - ci offre la preziosa opportunità di rendere omaggio al compositore Mario Castelnuovo Tedesco, riferimento imprescindibile nell'ambito della produzione musicale del XX secolo per la straordinaria versatilità della sua produzione. Una figura che riveste per noi grande importanza anche per l'amicizia e reciproca stima che egli ebbe con la pianista e compositrice Emilia Gubitosi, fondatrice nel 1918, con Maria de Sanna e Salvatore Di Giacomo, dell'Associazione Scarlatti". Emigrato in America nel 1939 per sfuggire alle leggi razziali, lavorò lungamente ad Hollywood. Un lungo impegno il suo ed un encomiabile magistero che riverbera i suoi esiti più felici in alcuni dei suoi allievi, da John Williams ad Henry Mancini e Jerry Goldsmith. Cittadino americano dal 1946, Castelnuovo-Tedesco tornò dopo la guerra in Italia e a Napoli (ospite della Gubitosi) ma, come egli stesso ammise, il legame, un tempo viscerale, con il suo Paese si era infranto nella follia antisemita del fascismo. (ANSA).
   

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