Campania

"Renà non mi lasciare", 18enne di Napoli resta in cella

Resta in cella l'assassino 19enne. Le indagini avanti

Redazione Ansa

(di Nando Piantadosi) (ANSA) - NAPOLI, 12 NOV - "Renà non mi lasciare": sarebbero state queste le ultime parole pronunciate da Arcangelo Correra, 18 anni, prima di perdere conoscenza, dopo essere stato colpito alla testa da un proiettile calibro 9x21 esploso per errore dal suo amico di sempre, il diciannovenne Renato Caiafa. A raccontarlo, oggi, al gip di Napoli Iaculli, durante l'udienza di convalida del provvedimento di fermo emesso nei giorni scorsi nei suoi confronti, è stato lo stesso Caiafa, che aveva tra le mani l'arma. Il giovane, poco prima, alla presenza del suo avvocato Giuseppe De Gregorio, aveva confermato anche al giudice la versione dei fatti resa in Questura. Il gip, tuttavia, non ha convalidato fermo, anche se ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare a carico dell'indagato, che dunque resta in carcere. La Procura di Napoli, con il pm Capasso, e la Squadra Mobile, gli contestano il porto, la detenzione e il riciclaggio dell'arma mentre per il reato di omicidio è, per ora, solo indagato. Un'iscrizione, questa, effettuata tecnicamente in vista dell'autopsia.
    Sabato scorso, dopo l'omicidio avvenuto una manciata di ore prima in una piazzetta nel cuore di Napoli, Caiafa si è spontaneamente recato in Questura, un atto che, a parere del suo legale, "testimonia chiaramente" l'assenza del pericolo di fuga.
    Ma, sempre secondo l'avvocato De Gregorio, non sarebbero sussistenti neppure agli altri due presupposti che giustificano il carcere: per il legale non c'è infatti il rischio che l'indagato possa inquinare le prove, nè che possa reiterare il reato.
    Finora Caiafa ha sempre sostenuto che la morte del suo fraterno amico è stata un incidente: stava maneggiando una pistola con il caricatore maggiorato, che neppure sapeva se fosse vera o falsa, trovata poco prima sopra la ruota di una macchina, quando, all'improvviso è partito il colpo mortale.
    Le indagini della Polizia di Stato, scattate subito dopo le 5 di sabato scorso, quando Correra è giunto in fin di vita all'ospedale Vecchio Pellegrini, continuano per fare piena luce sulla vicenda. Gli accertamenti balistici al pari delle testimonianze acquisite e riscontrate, avranno un ruolo determinante per giungere alla verità. Gli investigatori, infatti, vogliono accertare la reale provenienza della pistola e come Caiafa ne sia effettivamente venuto in possesso, ma anche chiarire un altro giallo legato al ritrovamento, sul luogo dell'omicidio, in piazzetta Sedil Capuano, di un proiettile inesploso di un calibro incompatibile con l'arma che ha sparato.
    (ANSA).
   

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