(ANSA) - NAPOLI, 20 NOV - Migliorare la connessione tra la città antica di Pompei e la città contemporanea, estendendo tale rapporto ai sette siti territoriali vesuviani incardinati nel Parco archeologico (Boscoreale, Oplontis, Stabiae, Longola, Lettere, Quisisana, Polverificio Borbonico) delineando un quadro strategico dei possibili collegamenti, anche con la creazione di percorsi di mobilità sostenibile. Questo uno degli intenti dello studio condotto dall'Università degli Studi di Napoli Federico II, oggi consegnato dal rettore, Matteo Lorito, al direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, a valle del lavoro iniziato nel 2021 a seguito della sottoscrizione della convenzione di ricerca, consulenza tecnico-scientifica e supporto alla didattica "Pompei fuori le mura.
La ricerca punta, più in generale, a costruire un'idea di un parco archeologico diffuso che investa anche i siti presenti nei comuni della 'buffer zone', individuata dal Piano strategico Grande Pompei, in cui gli Scavi assumano il ruolo di un grande attrattore urbano e territoriale capace di proporsi non solo come sito archeologico di rilievo internazionale, ma anche come un più qualificato spazio aperto pubblico contemporaneo e componente attiva di un più ampio processo di riqualificazione urbana e ambientale. "Ancora una volta la sinergia tra il Parco archeologico di Pompei e la più antica Università del Meridione, una delle più antiche d'Italia, diventa funzionale - ha detto il rettore Lorito - per l'utilizzo di un'area e di una risorsa straordinaria come quella di Pompei che non è solo un grande sito archeologico, ma anche un sito di studio dove abbiamo tantissimi ragazzi e ricercatori. La Federico II da sempre è vicina a Pompei e questo studio potrà dare un supporto importante per far fare a Pompei un nuovo salto in avanti nel preservare ma anche per aumentare la fruibilità di questa straordinaria risorsa".
La ricerca ha inoltre proposto linee guida per rendere fruibili le mura e le aree agricole annesse come strumento per la valorizzazione di una parte del Parco archeologico ancora non del tutto fruita dai visitatori come nuova opportunità di visita, di percezione della città antica e di decongestione del sito.
Altro focus di studio sono state le mura emerse della città antica e, grazie ad un'accurata survey diagnostica e all'analisi delle fonti disponibili, sono state individuate per la prima volta le problematiche conservative delle strutture emerse e sono state elaborate linee guida per il restauro delle mura che potranno costituire per il Parco archeologico di Pompei uno strumento scientifico e una guida operativa per interventi futuri. Alla ricerca hanno partecipato 4 Dipartimenti della Federico II (Architettura, Strutture per l'Ingegneria e dell'Architettura, Scienze della Terra e Ingegneria civile edile ambientale) per un totale di 60 docenti e 37 giovani studiosi. "Sono numeri - ha evidenziato Renata Picone, responsabile scientifico della convenzione - che testimoniano che l'Università ha messo le sue plurime competenze al servizio del territorio formando anche nuove generazioni, abituandole a lavorare insieme al di là degli steccati interdisciplinari". (ANSA).