Campania

Corruzione al ministero, quattro anni a Iervolino

Ex patron Pegaso e Salernitana:"Dimostrerò innocenza in appello"

Corruzione al ministero, condannato l'imprenditore Iervolino

Redazione Ansa

(di Nando Piantadosi) (ANSA) - NAPOLI, 13 DIC - Una vicenda di corruzione al ministero del Lavoro finalizzata, secondo l'accusa, a fare avere al segretario generale del sindacato Cisal dell'epoca, Francesco Cavallaro, il parere favorevole, già negato dal ministero, alla divisione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal, conservando i vantaggi economici e patrimoniali che altrimenti sarebbero andati persi. È il caso in cui è rimasto coinvolto anche l'imprenditore Danilo Iervolino, patron dell'università telematica Pegaso ed ex presidente della Salernitana calcio (ma la vicenda non riguarda in alcun modo il club), che è stato condannato oggi a quattro anni di reclusione dal gup di Napoli Enrico Campoli, al termine di un processo con il rito abbreviato.
    L'imprenditore si è detto "sbigottito e incredulo", ma anche pronto a dimostrare la sua "totale estraneità" nel secondo grado di giudizio. Stupore anche dal legale dell'imprenditore, l'avvocato Giuseppe Saccone, secondo il quale dal processo è chiaramente emerso la completa estraneità di Iervolino "alla dinamica dei fatti".
    A Napoli erano imputati anche il segretario generale della Cisal Cavallaro, condannato a cinque anni di carcere, e uno stretto collaboratore di Iervolino, Mario Rosario Miele, per il quale la condanna è stata di due anni e otto mesi di reclusione.
    "In un solo momento - ha detto il sindacalista commentando la sentenza - sono state contraddette venti pagine di motivazione del tribunale della libertà e la conforme pronuncia della Corte di Cassazione, cui aveva fatto ricorso il pubblico ministero, che avevano accertato l'assenza a mio carico finanche dei semplici indizi di colpevolezza". Assoluzione infine per Francesco Fimmanò, direttore scientifico dell'università Pegaso, così come chiesto dal pubblico ministero Henry John Woodcock, in relazione al reato di corruzione derubricato in traffico di influenze illecite, in ragione della inutilizzabilità delle intercettazioni acquisite dalla procura di Catanzaro dichiarata dalla Corte di Cassazione.
    L'indagine del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Napoli, coordinata dall'ufficio coordinato dal procuratore Gratteri, si è concentrata, in particolare, sulla concessione da parte del ministero, attraverso due suoi dirigenti, di un parere favorevole - ma nel gennaio 2018 negato - alla divisione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal. La corruzione, secondo Woodcock, si sarebbe concretizzata quando le due dirigenti del ministero del Lavoro - Concetta Ferrari e Fabia D'Andrea - anche loro sotto processo a Napoli, ricoprivano, rispettivamente, l'incarico di direttore generale per le politiche previdenziali e assicurative del ministero del Lavoro e delle politiche sociali (successivamente segretario generale dello stesso dicastero) e vice capo di gabinetto del ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Per gli inquirenti le due donne si sarebbero adoperate per fare ottenere a Cavallaro il parere favorevole, già negato dal ministero, alla divisione del patronato conservando i vantaggi economici e patrimoniali.
    Un favore, secondo gli inquirenti, che la Ferrari avrebbe concesso in cambio dell'assunzione del figlio, Antonio Rossi, come professore straordinario all'Università Telematica Pegaso di Iervolino. Fabia D'Andrea invece avrebbe ottenuto, in cambio dei suoi presunti favori, sempre secondo gli investigatori, la progressione lavorativa di due sue conoscenti rispettivamente all'interno dell'Inps e di un'associazione riconducibile a Cavallaro.
    Al processo, tra le parti civili, si erano costituite l'università Pegaso e il patronato Inpal a cui, rispettivamente, Cavallaro e Miele, e Cavallaro, sono stati condannati a pagare le spese. (ANSA).
   

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