Campania

Viaggio di foto nelle ultime settimane delle Vele di Scampia

Workshop Mario Spada con studenti, docenti e curiosi, ora mostra

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 17 DIC - Vedere e raccontare Scampia con occhi diversi e lontano dai soliti stereotipi. È questo l'obiettivo del workshop lanciato dall'associazione "Chi rom e. .. chi no" a cura di Mario Spada, fotografo che non racconta solo ciò che vede ma ne dà una lettura mai scontata. Lo strumento che Spada ha scelto per scattare è una "scatola magica": la luce entra in un foro della scatola nera di cartone e imprime sulla pellicola la sua visione. È questa la fotografia stenopeica, il mezzo con cui Spada ha deciso di raccontare Scampia e investigare sui complessi cambiamenti che sta affrontando a partire dall'abitare, dal vivere. E così da ieri e fino al 15 gennaio al centro Chikù sarà possibile visitare gratuitamente la mostra degli scatti realizzati durante il workshop dal titolo "La scatola magica". Un'indagine sociale che inizia in un momento in cui il crollo del ballatoio della Vela Celeste e le notizie di altri crolli periodici nelle altre Vele ancora abitate o parzialmente abitate, balzavano continuamente alle cronache, fino ad arrivare allo sgombero totale. E Spada, insieme alle ragazze e i ragazzi, sono stati gli ultimi ad entrare nella Vela Gialla e a cristallizzare su pellicola quegli ultimi momenti di vita dei pochi abitanti rimasti e che dopo poche ore sarebbero stati sgomberati, le loro case murate per sempre.
    Il workshop con i giovani che crescono a Napoli prende il via dalla mostra fotografica dal titolo "Spina Tremula" di Mario Spada e Gaetano Ippolito, promossa e finanziata dal Comune di Napoli nell'ambito della programmazione di "Arte Contemporanea 2024", visitabile gratuitamente negli spazi di Chikù, in viale della Resistenza (aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 15, gli altri giorni su prenotazione ai numeri 0810145681 e 3931559433). Il maestro e l'allievo espongono insieme i loro lavori, le loro visioni della città di Napoli attraversando trenta anni di storie, strade, persone, piccole fatiche quotidiane, grandi eventi. Il visitatore non sa chi ha scattato le foto, se Spada o Ippolito: gli sguardi sulla città si intrecciano tra loro come metafora di un dialogo intergenerazionale, raccontando momenti di una città esposta e anche nascosta, cercando di decostruire gli stereotipi, raccontando persone, presenze, che sembrano come scomparire dal contesto in cui sono cristallizzati nelle foto. I volti protagonisti delle foto di Spada e Ippolito sono presenze che ci sono e contemporaneamente scompaiono e così nelle foto scattate durante il workshop gli abitanti delle Vele e non solo, diventano dei fantasmi. Esistono ma sono evanescenti, che rischiano di essere dimenticate. Un dramma umano che riguarda tante persone e che Spada ha deciso di documentare insieme a un gruppo eterogeneo di persone che ha risposto alla call di "Chi rom e... chi no". Dal 23 novembre al 14 dicembre il fotografo ogni sabato mattina è andato a fare foto con una ventina di persone: studenti universitari, docenti e ricercatrici, giovani del quartiere, educatori o persone curiose. Qualcuno vive a Scampia, qualcun altro non ci era mai stato. Insieme hanno camminato nel quartiere, si sono persi nei dettagli, negli sguardi e nelle inquadrature per raccontare un territorio che sta attraversando uno dei suoi epocali cambiamenti. "Ci vuole tempo - spiega Mario Spada - bisogna aspettare i secondi necessari per l'esposizione alla luce prima di chiudere il foro della scatola. Ci vuole tempo per vedere e osservare cosa ci circonda e capire cosa vogliamo raccontare e come. Ci vuole tempo anche per sviluppare la foto. Ed è un tempo prezioso per riflettere e riportare un racconto diverso della realtà. È il tempo che fa la differenza". Al termine del workshop, i partecipanti si sono riuniti per riflettere e commentare insieme gli scatti fatti. (ANSA).
   

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