Campania

Reggia Caserta, una sala intitolata al sovrintendente Jacobitti

Suo lascito più importante la collezione Terrae Motus

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Redazione Ansa

(ANSA) - CASERTA, 19 DIC - Una cerimonia solenne e commovente ha accompagnato l'intitolazione alla Reggia di Caserta della nuova sala della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento al compianto dirigente Gian Marco Jacobitti (morto nel 2014).
    Un'iniziativa fortemente voluta dal Soprintendente Mariano Nuzzo, con l'obiettivo di commemorare le capacità umane e professionali di Jacobitti, sotto la cui direzione la Reggia di Caserta ha vissuto momenti molto importanti: fu il primo, nel 1992, a sollecitare la chiusura del Parco Reale della Reggia a Pasquetta per motivi di ordini pubblico, chiusura che fu poi disposta dal prefetto di Caserta di allora Corrado Catenacci. Il suo lascito più importante è stata invece la collezione Terrae Motus; nel 1993 infatti il gallerista napoletano Lucio Amelio affidò a Jacobitti la raccolta delle opere d'arte che Amelio aveva commissionato all'indomani del sisma in Irpinia del novembre 1980 ad artisti di fama mondiale, come Andy Wahrol.
    "Celebriamo la memoria di un uomo impegnato in vita in un'intensa attività di tutela, con significative pubblicazioni scientifiche in materia di restauri e di impegno civile. Il suo grande spessore umano e intellettuale lo ha inserito di diritto tra i grandi uomini campani, poiché la vita di una persona ha senso quando aiuta a rendere più nobile e bella quella degli altri. L'intitolazione vuole essere il giusto riconoscimento alla sua determinazione, che lo portava a credere fortemente nelle convinzioni, negli obiettivi e nelle sfide tese al miglioramento, alla protezione e alla valorizzazione del nostro incommensurabile patrimonio culturale".
    Presenti oltre alle varie autorità, tra cui il prefetto Lucia Volpe, il Vescovo di Caserta e Capua Pietro Lagnese e il direttore generale della Reggia Tiziana Maffei, anche la famiglia di Jacobitti, la moglie e i due figli. "Mio padre - ha detto il figlio Arrigo - è stato 'Grande' sia a casa che come vostro Soprintendente. Mi ha insegnato valori come la dignità, la correttezza, l'onestà, il fare bene le cose e l'equilibrio.
    Questi e altri valori accompagnano da sempre la mia vita e gli permettono di essere ancora qui con noi. Un viso che sapeva esprimere serietà e severità ma anche una timida dolcezza, in un sopracciglio che si inarcava dall'emozione. Mi stupisce sempre l'affetto che ritrovo in chi lo ha conosciuto e mi parla di lui, sono certo che ne è orgoglioso e ci sarà sempre vicino". (ANSA).
   

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