Campania

L'Annunciazione di Guarino restaurata da Friends of Naples

15 marzo presentazione nella Chiesa di S.Maria di Costantinopoli

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 12 MAR - Un altro capolavoro dell'arte napoletana torna a risplendere grazie a Friends of Naples. Dopo secoli di vicissitudini e alterazioni, l'Annunciazione di Francesco Guarino, preziosa testimonianza del Seicento, custodita nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli a Napoli, è stata riportata alla sua originaria bellezza.
    Il restauro sarà presentato alla città sabato 15 marzo alle 17.00 alla presenza del monsignor Michele Autuoro, con la scoperta di una targa commemorativa, seguita da una presentazione fotografica che documenterà le fasi del restauro.
    A seguire, sarà celebrata una messa in lingua ungherese.
    L'intervento, promosso su segnalazione del parroco padre Orlando Barba, è stato realizzato sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, con la preziosa opera del restauratore Gianfranco Zarrillo. Il restauro è stato reso possibile grazie al sostegno di Vittorio Genna, Console Onorario di Ungheria per le Regioni Campania, Calabria e Puglia, nell'ambito del programma Art Bonus, in virtù del quale la chiesa, pur appartenendo al Comune di Napoli, è concessa in uso perpetuo alla Curia.
    L'Annunciazione, realizzata nel 1654, era stata per lungo tempo erroneamente attribuita ad altri artisti, tra cui Giacomo del Po. Un elemento di particolare interesse è lo stemma nobiliare presente nell'angolo inferiore sinistro: uno scudo raffigurante un leone rampante su fondo bianco e una banda azzurra con tre conchiglie. Questo emblema, risalente all'Ottocento, fu probabilmente aggiunto in occasione di un matrimonio tra famiglie aristocratiche. La pulitura della superficie pittorica ha rimosso sporco, ridipinture e stratificazioni postume, riportandone alla luce la vivacità cromatica originaria. Su indicazione della Soprintendenza, è stata eseguita una rifoderatura con metodo strip lining, eliminando i chiodi deteriorati e migliorando il tensionamento della tela. Un'analisi iconografica ha permesso di mettere in relazione il dipinto con altre opere di Guarino, tra cui la pala d'altare della Collegiata di Solofra (1642), realizzata per la famiglia Orsini.
    Uno degli aspetti più delicati del restauro ha riguardato la reintegrazione pittorica delle numerose microfratture e delle perdite di colore. Il dipinto ha riacquistato la sua integrità, restituendo pienamente la ricchezza luministica e il raffinato gioco di chiaroscuri tipici di Guarino. Il restauro ha consentito di riscoprire i dettagli originali dell'opera, eliminando le sovrapposizioni successive e le alterazioni causate dal tempo. Tra le criticità emerse, il danneggiamento della pellicola pittorica, causato da un precedente arrotolamento su rullo. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it