(ANSA) - SUCCIVO (CASERTA), 25 MAR - Oltre 23mila reati
ambientali commessi in Campania dal 2018 al 2022, il 14,7% del
totale degli eco-reati realizzati in tutta Italia. È la
"fotografia" della Campania scattata dal Rapporto Ecomafia 2023
di Legambiente con i nuovi dati degli ultimi cinque anni di
criminalità ambientale nella regione campana, presentato al
Casale del Teverolaccio a Succivo (Caserta), dove ha sede la
coop Terra Felix e il locale circolo di Legambiente; "una
location scelta per manifestare piena vicinanza al responsabile
Francesco Pascale e agli attivisti dopo l'ultimo atto
intimidatorio di qualche settimana fa" dice Mariateresa
Imparato, Presidente Legambiente Campania, facendo riferimento
al tentativo di incendio della sede, su cui indagano i
carabinieri, avvenuto il 23 febbraio scorso.
Oltre al cospicuo numero di reati, nell'ultimo quinquennio
sono state oltre 20mila le persone denunciate in Campania con
183 ordinanze di custodia cautelare emesse dall'autorità
giudiziaria e 7800 sequestri. E se Roma si conferma come la
provincia in assoluto in Italia con più reati ambientali, in
Campania resta prima in questa speciale graduatoria Napoli,
seguita da Salerno; in particolare il 32% dei reati contro
l'ambiente pari 7.399 sono concentrati nell'area metropolitana
napoletana mentre il 18%, pari 4.227, nel Salernitano. Per
quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, settore maggiormente
interessato dai fenomeni più gravi di criminalità ambientale,
sono 8461 i reati commessi negli ultimi cinque anni, con Napoli
prima e Caserta seconda; 8.307 le persone denunciate, con 118
arresti e 4.343 sequestri. Il Napoletano, con 2.308 reati nel
settore del ciclo dei rifiuti e 2.629 persone denunciate,
risulta la provincia più colpita, seguita dal Casertano con
1.156 reati e 956 persone denunciate. La Campania continua poi a
bruciare di rifiuti: dal primo censimento avviato da Legambiente
nel 2013 al 30 aprile 2023, gli incendi ai vari tipi di impianti
di gestione di rifiuti sono stati 177, seconda regione d'Italia
dopo la Sicilia.
L'ex magistrato antimafia Federico Cafiero de Raho,
vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia e della
Commissione Giustizia della Camera dei deputati, spiega che "se
è vero che all'inizio furono i Casalesi a trafficare in rifiuti,
poi le varie mafie si sono consorziate e agiscono insieme.
Inoltre i clan si sono specializzati nel campo ambientale; basta
vedere come riescano a nascondersi attraverso complessi
meccanismi societari, con le società che si occupano di rifiuti
che restano sempre controllate da soggetti formalmente puliti
mentre in realtà dietro ci sono le cosche". (ANSA).
Rifiuti e cemento, in 5 anni 23mila reati in Campania
Il Rapporto Ecomafia 2018-2022 di Legambiente