(ANSA) - NAPOLI, 25 NOV - Taglio del nastro per la Sala al
piano terra della Sede del Consiglio Regionale della Campania
dedicata alle vittime delle mafie e a don Peppe Diana, il
sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi il 19 marzo 1994 nella
sacrestia della chiesa dove si preparava a celebrare la messa.
"E' un segno che il Consiglio regionale vuole dare nella
continuità: dopo l'Aula Siani, era utile che noi facessimo un
riconoscimento a don Peppe Diana e alle vittime di tutte le
mafie.
Marisa, la sorella del sacerdote ucciso, ha parlato di una
giornata "molto commovente": "il fatto che il Consiglio
regionale dedichi un ufficio a mio fratello, vuol dire che il
sangue versato da lui e da tanti altri ha germogliato dando
frutti".
"Per amore del mio popolo non tacerò osava pensare don Peppe,
e anche oggi c'è questa necessità di far proprie quelle parole",
ha aggiunto il prefetto di Napoli, Michele di Bari. "Credo che
don Peppe abbia avuto la profezia della parola ma soprattutto la
profezia della solidarietà perché si è immolato per il suo
popolo. E questo riconoscimento è un riconoscimento certamente
laico. Io sono certo e fiducioso che possa seguire anche un
altro riconoscimento, attraverso l'esame di tutto ciò che è
necessario fare, da parte delle autorità religiose".
Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis: "Oggi
possiamo parlare di don Peppe e delle vittime al presente e
questo vuol dire che sono ancora vivi. E sono così vivi da
determinare in noi la necessità di scegliere ancora una volta la
strada giusta e vera. E poi c'è la possibilità di far declinare
alle istituzioni i nomi delle vittime, in questo caso di don
Diana: dare un nome a questa sala a don Peppe, vuol dire
impegnarsi per il popolo e per la comunità".
All'evento il presidente della Regione Campania, Vincenzo De
Luca, ha ricordato la figura del sacerdote ucciso. "Quel
sacrificio ha risvegliato le coscienze, ha dato coraggio e ha
impegnato moralmente tutti quelli che lo avevano conosciuto,
soprattutto una intera generazione", ha detto. "Se vogliamo
evitare che questa sia una cerimonia, dobbiamo ricordarci di
essere popolo, che ci sono valori di legalità che vanno
rispettati e che nella vita bisogna essere uomini e che arriva
sempre un momento, questo dobbiamo dirlo sopratutto ai più
giovani, nel quale devi scegliere se essere un uomo libero o un
servo. Don Diana ci ha ricordato che si è uomini se si è uomini
liberi. Costi quel che costi".
Alla cerimonia di intitolazione hanno partecipato anche
padre Marco Rota per delega dell'arcivescovo di Napoli Domenico
Battaglia, esponenti della politica, i vertici delle Forze
dell'Ordine e della magistratura. (ANSA).
In Consiglio regionale un'Aula dedicata a don Peppe Diana
Oliviero: "Dopo Siani, doveroso il nostro riconoscimento"