Campania

Zuppi, Murgia mi insegnò la parola queer, il tema è volersi bene

"Comunità Lgbt? Nella chiesa ci devono stare tutti"

Redazione Ansa

(ANSA) - GIFFONI VALLE PIANA, 23 LUG - Come conciliare il cattolicesimo e il mondo queer della comunità Lgbt? Al Giffoni Film Festival il cardinale Matteo Maria Zuppi, vescovo di Bologna e presidente della Comunità Episcopale Italiana, non si tira indietro e risponde alle domande sui temi più rilevanti per i ragazzi. "Con tanta insistenza a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù - dice - papa Francesco ha dichiarato e ha sottolineato che nella Chiesa ci devono stare tutti. Tutti, a prescindere da qualunque consonante o vocale. Questo è importantissimo: dobbiamo imparare a stare insieme, a prescindere da qualunque etichetta o definizione e lo impariamo stando dentro e non fuori". "E poi, bisogna capire cosa significa 'queer' a mio parere. A me lo spiegò - ricorda - una persona il cui nome era Michela ed il cognome era Murgia. Mi raccontava dei figli che aveva, con cui non aveva un legame di sangue. Si sposò con un uomo perché gli voleva bene e perché potesse continuare ad aver quel legame con questi figli. Credo che questo dovremmo impararlo tutti, che può esistere un legame senza che necessariamente ci sia un risvolto giuridico. Il punto è volersi bene".
    È sul senso di comunità, sulla capacità di stare insieme e sulle difficoltà di metterle in pratica nel mondo di oggi, che Zuppi centra il suo incontro con i ragazzi del Festival di Giffoni. "C'è bisogno di credere? No. C'è tanta gente che dà forme di altruismo e attenzione al prossimo, forme di generosità, senza credere - ma aggiunge anche -. Aiuta credere? S^. Ti aiuta a non usare gli altri, a volergli bene per davvero, ma le religioni non hanno l'esclusiva del voler bene". E afferma: "L'individualismo è una malattia pericolosissima, che ci fa vivere da isole. Noi non siamo fatti per essere isole, non ci fa essere contenti. Noi siamo contenti quando vogliamo bene".
    (ANSA).
   

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