Campania

D'Amore, nella carriera più utili errori e detrattori

Regista Gomorra? 'Finita da anni'. Su Scampia 'solo silenzio'

Redazione Ansa

(dell'inviata Cinzia Conti) (ANSA) - GIFFONI VALLE PIANA, 24 LUG - Nel giorno in cui si registra la terza vittima del crollo di Scampia, qualsiasi intervista con un attore con la bravura, l'intelligenza ma anche l'attaccamento alla sua terra come Marco D'Amore non può che partire da quelle macerie. Anche perché il festival di Giffoni affronta il mondo colorato di cinema e tv ma non si tira mai indietro, anche quando a parlare sono lo strazio e le lacrime.
    "Silenzio, solo religioso silenzio, nella sua forma più alta.
    Lascio alle autorità le valutazioni, agli altri la propaganda, le grida" è il suo commento mentre gli occhi si abbassano e il volto si pietrifica. Ma davanti ai ragazzi aggiunge: "Lì ho troppe persone molto care a me, tra cui il bambino che ha fatto il protagonista de L'immortale e che per me è come un figlio acquisito, che è proprio della Vela celeste e che stava là. È annunciata da anni, lo sanno tutti. Quindi, oggi che tutti ne parlano, che si fanno portatori di solidarietà e di vicinanza, ecco, in questo momento io mi taccio".
    L'altra domanda che serpeggia tra gli adoranti fan che ormai lo accolgono a Giffoni come un amico di lunga data è ovviamente quella su Gomorra. Sarà lui dieci anni dopo il debutto della serie originale il regista del prequel? "Ma Gomorra è finita 2 anni fa..." dice laconico sfruttando forse le sue indubbie doti attoriali che lo hanno fatto brillare al cinema, in tv e al teatro (ma, cosa meno nota, suona anche flauto traverso e clarinetto). Continuando sul tema Gomorra affronta anche il tema dell'emulazione della violenza: "Nell'antica Grecia si esponeva il pubblico a spettacoli efferati per suscitare una catarsi: attraverso la condivisione di tanto orrore vi si prendeva le distanze. L'emulazione non ha a che vedere con i film ma con il mondo orrendo in cui viviamo".
    Sui prossimi progetti non si sbilancia: "Sarà un'estate di studio per me e poi a settembre con "la cerevella" sgombra e fresca - dice ridendo - con il mio amico, socio e sceneggiatore Francesco Ghiaccio vedremo cosa fare". E poi aggiunge: "Confesso che sto tirando i remi in barca. Non ho mai avuto grandi velleità di interpretare ruoli soprattutto al cinema, al teatro è diverso. E poi sono molto spietato con me stesso. So che in questi 10 anni che sono stato nell'occhio del ciclone, non ho avuto grandi porposte, ci sono altri che sono più capaci di me, molto più sul pezzo. Visto che non posso dipendere dalle scelte altrui e devo tirarmi sù le maniche, i film me li scrivo da solo, me li dirigo da solo, un domani spero anche di produrmeli".
    D'Amore invita ai giffoner a non buttarsi giù perché non c'è niente di più proficuo che sbagliare: "A 18 anni ho avuto la fortuna di lavorare nella compagnia di Tony Servillo. Passavo ore in silenzio solo a guardare perché in scena andavano i grandi, ore di attesa per stare poi 4 minuti in scena. E sbagliavo ma da quegli errori imparavo. L'inciampo ti fa vedere che ci sono altre strade e altre possibilità". E se qualcuno gli chiedesse cosa fare per diventare come lui ha già la risposta pronta: "Lo scoraggerei senza dubbio. Io personalmente sono molto più riconoscente ai detrattori, a quelli che mi hanno ostacolato il cammino e che hanno misurato, come dire, la temperatura della mia passione".Sullla situazione di oggi dell'audiovisivo spiega che "questo è un Paese che non va al cinema, è un esportatore di bellezza e cultura che però non ha un sostegno". Quanto alla parità di genere vede nero: "Non ci può essere purtroppo. In un mondo di violenza e di sopraffazione la gentilezza, la fragilità che sta nel femminile delle cose è schiacciata e non c'è. Non sono pessimista, sono realista, guardo quello che mi sta intorno. Questa sopraffazione non ha semplicemente a che fare col sesso ma con una visione del mondo che è sempre più questa. Sempre più di sopraffazione della gentilezza. Del resto con tutte le guerre e le violenze del mondo... E non parlo solo delle due più evidenti e di cui tutti parlano ma delle oltre 50 in corso nel mondo e di cui non parla nessuno". (ANSA).
   

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