(dell'inviata Cinzia Conti)
(ANSA) - ROMA, 27 LUG - C'è un giovanissimo ladro dagli occhi
tristi e profondi, e non importa se a essere rubata non è una
bicicletta ma un cane. Poi c'è la grandissima povertà, c'è
l'essere rimasti orfani, c'è quell'infanzia finita troppo presto
o forse mai cominciata in nome di un lavoro duro come quello
dello sciuscià.
El Ladrón de perros è l'opera seconda di Vinko Tomicic,
classe 1987, che racconta la vita dell'orfano Martín nel suo
peregrinare per le labirintiche strade di La Paz, che divengono
metafora delle sfide che il giovane protagonista (Franklin Aro
Huasco per la prima volta sullo schermo scelto con una ricerca
specifica nella comunità dei lustrascarpe) deve affrontare.
Tomicic ha già annunciato che il giovane "sarà protagonista del
suo prossimo film, un road movie lungo la cordigliera andina".
Nel cast anche Alfredo Castro, volto iconico del cinema
latinoamericano.
A La Paz tutte le mattine, Martín, lustrascarpe di
professione, cammina percorrendo i ripidi vicoli verso il centro
della città. L'infanzia è per lui un lontano ricordo e, come
tutti i suoi colleghi, indossa un passamontagna per nascondere
il viso. Condivide una stanza con l'amico Sombras, suo compagno
di sventure, entrambi ospitati di nascosto nella casa di una
anziana aristocratica grazie al sostegno della domestica. La
loro condizione è precaria e il suo animo tormentato dal
desiderio di una vita migliore ma la sua sofferenza maggiore è
legata al fatto di non avere genitori. Nella sua immaginazione,
intrisa di speranza pensa che uno dei suoi clienti migliori, il
signor Novoa, sia suo padre. L'uomo è un sarto solitario molto
devoto al suo pastore tedesco, Astor, che tratta come un figlio.
Martín escogita un piano: rubare Astor per avvicinarsi al signor
Novoa, con la speranza di ottenere finalmente il riconoscimento
paterno. (ANSA).
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