(ANSA) - GIFFONI VALLE PIANA, 27 LUG - "Sono nata a Napoli,
ma è stato un puro caso, potevo nascere a Kabul, in Libano, in
Palestina, in Siria, invece sono stata molto fortunata. E quando
mi sono resa conto che bisognava raccontare le storie di bambine
e bambini che non hanno avuto la fortuna di essere nati da
questa parte del mondo, e non è colpa loro se sono sotto le
bombe, e non è colpa loro se sono sotto governi contraddittori.
Bisognava ricordare che bisogna aiutarli, volevo fare il mio per
dare un po' di luce". Lo dice sul palco di Giffoni Alessandra
Mastronardi, Goodwill Ambassador dal 2019 ma impegnata fina da
giovanissima con l'Unicef, l'agenzia internazionale che promuove
i diritti dell'infanzia che in occasione dei 50 anni di impegno
a favore di tanti bambini e bambine in Italia e nel mondo lancia
l'allarme.
"La situazione dell'infanzia oggi è peggiore di quella dopo la
Seconda Guerra Mondiale - afferma Paolo Rozera, Direttore
generale Unicef Italia - C'è tanta disattenzione nei confronti
dei più piccoli" per questo "è importantissimo promuovere le
tematiche dell'infanzia" anche attraverso il cinema "che è un
veicolo importante".
"Sono entrata in contatto con l'Unicef un po' per gioco - spiega
l'attrice - perché avevo appena fatto i Cesaroni, 19 anni fa, ed
ero stata chiamata da loro per aiutare la vendita delle bambole
pigotte in piazza. E mi sono resa conto in quell'esperienza di
quanto fosse difficile fare il volontario Unicef, catturare le
persone che sono in giro, in treno, per strada e raccontare una
realtà che è lontana dalla nostra. Lì mi venne il desiderio di
provare a fare un po' di più, a dare voce a realtà che esistono
ma che solo perché sono lontane da noi pensiamo che non ci
appartengano. Ma non è così. E con il Covid l'abbiamo visto:
quello che pensavamo fantascienza è diventato realtà".
Sono tantissime le missioni a cui Mastronardi ha partecipato in
questi anni con Unicef, non sempre facili: "All'inizio, ad ogni
viaggio tornavo con lacrime e cuore gonfio, perché vuoi sempre
fare di più di quello che puoi fare". Uno che ha lasciato il
segno? "A settembre 2023 quando siamo andati a Kabul, in
Afghanistan. È stato molto toccante, impegnativo. Un'esperienza
incredibile perché dopo anni hanno fatto entrare persone
europee." grazie al ruolo privilegiato dell'organizzazione di
operare in quei territori, spiega il Direttore Generale Rozera
"In Afghanistan, l'Unicef è l'unica realtà a cui i talebani
hanno permesso di rapportarsi con le donne". La spedizione di
Kabul, prosegue l'attrice "mi ha chiesto uno sforzo superiore.
Le bambine di 8,9,10 anni con cui parlavo, mi chiedevano se
potevano studiare e quando sarebbero potute tornare a scuola.
Per me è stato un grande ostacolo perché non sapevo cosa
rispondere. È difficile dare la speranza in quelle occasioni. E
mi hanno insegnato che quando si dà qualcosa, in cambio non si
deve prendere il dolore degli altri, perché bisogna essere più
forti. Mi sono portata dietro quegli occhi dei bambini, delle
donne e degli uomini che, nonostante tutta l'oppressione, hanno
un'infinita voglia di rivalsa, di vita."
"Ogni viaggio è un'esperienza diversa, - afferma Mastronardi che
confessa: - e lascia anche un piccolo taglio purtroppo, una
piccola ferita. Non è mai abbastanza ogni volta che torni e ti
chiedi cosa posso fare di più. Una delle cose che mi rispondo
sempre è intanto parliamone. Ahimè ci sono le mode delle guerre
e quell'attenzione che poi si sposta ogni volta su un altro
campo pur non finendo i conflitti. Il nostro compito è
ricordare, non dimenticare."
L'incontro con i ragazzi del Giffoni Film Festival è l'occasione
per presentare in anteprima il documentario "Shoes", scritto e
diretto da Giuseppe Carrieri con il sostegno dell'Unicef Italia,
molto apprezzato dalla platea. (ANSA).
Mastronardi, noi nati per caso nella parte fortunata del mondo
Allarme Unicef, 'infanzia oggi sta peggio che dopo la II Guerra'