(ANSA) - ROMA, 28 LUG - Fino alla Fine è il titolo del nuovo
film di Gabriele Muccino, in sala dal 31 ottobre: "Il tema è
un'avventura di una ragazza che in una notte è costretta a fare
delle scelte. E le scelte che farà la porteranno in direzioni
che mai avrebbe immaginato.
A Giffoni nel 2017 per ricevere il premio Truffaut, Muccino
torna per consegnare, alla presenza del fondatore Claudio
Gubitosi, il Premio speciale per il miglior spot sociale a Marco
Ludovico, direttore della comunicazione di Anas. È di sicurezza
stradale e dell'importanza di "gestire il tempo e non subirlo"
che il regista e sceneggiatore romano parla ai giffoner. "Quando
siamo alla guida, ci accorgiamo con il tempo quanto sia fragile
l'abitacolo in cui si sta e quanto la velocità possa distruggere
la macchina". E racconta: "Io un incidente quasi mortale lo feci
in Grecia, per una distrazione, porto ancora le cicatrici. Ci
vuole un attimo a fare un errore che comprometterà tutta la
nostra esistenza". Troppo spesso la distrazione è favorita
dall'uso del cellulare alla guida: "Quella del telefono è una
delle novità assolute che hanno cambiato un'era". Nel tempo
degli smartphone si ha la sensazione di non poter non rispondere
a una telefonata o a un messaggio, "come se scappassero via".
Invece, "dobbiamo imparare a maneggiare noi il tempo e a non
farci mettere in una condizione di sudditanza. Siamo noi ad
avere il controllo del tempo". E insiste: "È presunzione pensare
'leggo un attimo, tanto vedo'. Quando prendiamo il telefono non
stiamo tenendo d'occhio la strada, stiamo abbandonando la nostra
visibilità e la nostra reazione. Questo può farci perdere la
vita o farla perdere a chi è con noi o dall'altra parte".
Del resto, il tema dell'incidente stradale torna più volte
nei film di Muccino, da L'ultimo bacio a Sette anime. "Sono
ossessionato dalla questione del telefono da sempre", dice. E
rivela: "Nella sceneggiatura di Sette anime la storia era quella
di un generale della Nasa che si riteneva responsabile di sette
morti per l'esplosione di uno Shuttle. Io proposi qualcosa in
cui lo spettatore potesse riconoscersi". Da qui l'incidente
provocato dalla distrazione alla guida a causa dell'uso del
telefono. Muccino racconta: "L'incidente è l'interruzione fatale
di un'esistenza. Io ho usato altre volte l'incidente nei miei
film. Ho usato spesso le auto come deus ex machina, come
elementi drammaturgici che creavano una fatalità, quindi una
crisi fortissima all'interno della storia e del personaggio".
Il regista parla anche dei suoi esordi e di come la balbuzie
sia stata "il propulsore più importante" per la sua carriera.
"Se ho fatto cinema - dice ai ragazzi - è stato perché intorno
ai 16 anni balbettavo molto. Il cinema è stato il mio modo per
raccontare chi fossi e dare agli altri qualcosa di me attraverso
il corpo degli attori". (ANSA).
Gabriele Muccino, 'ho rischiato di morire in un incidente'
A Giffoni: "Nel nuovo film una ragazza e le scelte inaspettate"