Campania

Ospedali e territorio non dialogano, troppi ricoveri impropri

Dossier Fadoi stima in Campania uno spreco da 690 milioni

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 11 MAG - È un blackout comunicativo quello che fa viaggiare su due rette parallele ospedali e servizi sanitari territoriali. Specialisti ospedalieri e medici di famiglia si consultano quando un paziente è ricoverato in appena il 3% dei casi, mentre in un caso su due i pazienti arrivano in reparto senza che si sappia nulla dei loro trascorsi in fatto di salute perché il fascicolo sanitario elettronico non è mai aggiornato. In media oltre tre ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali. Il che in numeri assoluti fa 230 mila ricoveri evitabili l'anno, pari a uno spreco di circa 690 milioni, calcolando che il costo medio di un ricovero è di circa 3mila euro. Mentre, a proposito di ricoveri impropri, sono in media il 15% quelli di natura "sociale" più che sanitaria. Ossia di pazienti che si sarebbero potuti curare anche a casa se esistesse un servizio di assistenza domiciliare o una rete familiare in grado di accudirli.
    È questa la fotografia relativa alla Campania scattata in un dossier realizzato da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, su un campione rappresentativo di strutture regionali. In un ospedale su due oltre il 40% dei ricoveri causato dalla mancata presa in carico del territorio. I ricoveri "sociali" rappresentano il 10% del totale nel 48% delle strutture interpellate mentre la quota supera il 20% nel 32% degli ospedali e il 30% nel 14% degli stessi, per una media di un ricovero su 7. Percentuale di ricoveri impropri che supera il 40% nel 48% dei nosocomi, mentre in altre realtà ospedaliere la quota di ricoveri evitabili oscilla fra il 10 e il 30%. In media oltre un ricovero su tre è improprio.
    Variegate le azioni che a giudizio dei medici internisti ospedalieri campani avrebbero potuto evitare ai pazienti di soggiornare in reparto. Per il 33% servirebbe un maggior rapporto tra ospedale e territorio, per un altro 36% una maggiore offerta di assistenza domiciliare integrata, per il 19% basterebbero le nuove case e ospedali di comunità e per il 12% sarebbe necessaria una apertura più continuativa degli studi dei medici di famiglia.
    Per far interagire ospedale e territorio uno strumento efficace sarebbe il Fascicolo sanitario elettronico, ma secondo i dati raccolti da Fadoi i medici del territorio riescono ad aggiornarlo con frequenza nel 2% dei casi, lo fanno raramente nel 49% dei casi e addirittura mai in un altro 49%. Le stesse alte percentuali si ritrovano quando si tratta di rilevare il dialogo tra medici ospedalieri e territoriali. I primi nel 69% dei casi si consultano solo raramente con i medici di famiglia e gli specialisti ambulatoriali quando un paziente viene ricoverato, mentre per il 28% il consulto non avviene proprio mai. Si verifica invece abbastanza frequentemente appena nel 3% dei casi.
    Ora si profila la riforma della sanità territoriale, centrata sui maxi ambulatori aperti sette giorni su sette, ossia case di comunità e ospedali sempre di comunità che dovrebbero accudire i pazienti che possono essere dimessi ma non sono in grado di tornare a casa propria. Strutture che per il 44% dei medici internisti non riusciranno ad evitare il ripetersi di ricoveri ed accessi impropri ai pronto soccorso, mentre per il 20% potranno influire positivamente ma a patto che la riforma venga modificata.
    Per il 38% degli internisti ospedalieri campani occorre prima di tutto un provvedimento, ancora mancante, che fornisca indicazioni precise su quali professionisti del territorio e con quale modalità debbano lavorare nelle nuove strutture, mentre per il 23% occorrono regole che disegnino il rapporto tra queste strutture e l'ospedale. Per un altro 23% servono piattaforme informatiche comuni tra ospedale e strutture del territorio, perché anche qualora i medici schierati in quest'ultimo aggiornassero il fascicolo sanitario elettronico, c'è da dire che oggi in molti casi i sistemi informatici delle varie strutture sanitarie, anche di una stessa regione, non comunicano tra loro. Solo per il 16% servirebbero invece finanziamenti specifici per il personale delle strutture territoriali.
    Il dossier "mette in luce criticità che richiedono un'azione immediata e coordinata per garantire un sistema sanitario più integrato e meno dispendioso, che ponga al centro il benessere del paziente e l'ottimizzazione delle risorse disponibili", commenta la presidente della Fadoi Campania, Ada Maffettone.
    (ANSA).
   

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