L'iniziativa è frutto di un partenariato che coinvolge il Dipartimento di Scienze della Vita e dell'Ambiente dell'Università degli Studi di Cagliari (in qualità di capofila) e i quattro "Flag" (acronimo di "Fishing Litter and Abandoned Gears in Sardinia", cioè rifiuti da pesca e attrezzi abbandonati in Sardegna), attraverso un finanziamento erogato da Argea per la misura 1.40 del Fondo europeo per gli Affari marittimi e la Pesca (Feamp.
Dal novembre 2022 (quando l'appalto per il ritiro e lo smaltimento dei rifiuti è stato affidato alla ditta Ecogemma di Assemini) le imbarcazioni sono riuscite a rimuovere dal mare oltre due tonnellate di spazzatura di ogni genere. Nello specifico, in 156 pescate che vanno dai dieci agli ottocento metri di profondità, sono stati raccolti 1.700 oggetti provenienti da ogni zona del Mediterraneo, per una massa complessiva di 2400 chili di rifiuti. Con un massimo di 318 chili in una singola pescata su un fondale di 400 metri.
È emerso che la tipologia di rifiuti più diffusa per singoli pezzi è senza dubbio la plastica monouso seguita dai contenitori in alluminio e dalle bottiglie di vetro. Da un punto di vista della massa invece, i rifiuti più incisivi si sono rivelati gli attrezzi da pesca abbandonati: in buona misura si tratta soprattutto di reti perdute sul fondo, I pescatori hanno svolto un monitoraggio zona per zona, fornendo dati utili alla produzione di strumenti normativi adeguati. L'ipotesi è quella di riconoscere una premialità per questo tipo di servizio, dato che i pescherecci da fondale sono gli unici in grado di prelevare rifiuti a centinaia di metri di profondità. Fino all'approvazione della legge Salvamare del maggio 2022 i pescatori che rimuovevano la spazzatura in mare venivano sanzionati, in quanto era considerata rifiuto speciale.
(ANSA).
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