Il settore ha sofferto per la volatilità dei prezzi energetici e l'aumento del prezzo del rottame, a livelli mai raggiunti in precedenza, da circa 25 euro a tonnellata a 200 euro: questo rende il costo di utilizzo del rottame (spesso il 90% della materia prima delle bottiglie) superiore a quello della materia prima vergine. L'industria del vetro poi è estremamente energivora: consuma ogni anno circa 1,1 miliardi di metri cubi di gas, circa l'1,5 per cento del consumo nazionale.
Le bottiglie di vino l'anno scorso hanno ridotto il loro peso del 12% e quelle di spumante del 18%, così da richiedere minor consumo di materie prime, di energia e, di conseguenza, producendo minori emissioni di CO2.
L'industria dei contenitori in vetro, prima manifattura europea, con 16 aziende e 39 stabilimenti, è presente in quasi tutte le regioni d'Italia, da Nord a Sud, con una maggiore concentrazione al Nord. Conta 7.800 addetti, e il fatturato è valutato in 2,5 miliardi di euro l'anno.
"Nonostante il perdurare di fattori critici - ha dichiarato Roberto Cardini, Presidente della sezione contenitori di Assovetro -, l'industria del packaging in vetro ha continuato a crescere. Il 2023 dovrebbe essere un anno di assestamento, per permetterci di affrontare le sfide del futuro, come quella della decarbonizzazione con la ricerca di nuovi vettori energetici".
(ANSA).
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