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I giovani dai 8-16 anni stanno online da 1 a 3 ore al giorno

Studio università Cattolica e Mimit, il 94% usa uno smartphone

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 15 FEB - I minori tra gli 8 e i 16 anni trascorrono online da una a tre ore al giorno, uno su cinque oltre le quattro ore, utilizzando diversi strumenti, social network, messaggistica e piattaforme streaming. A delineare questa fotografia è lo studio 'Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16', promosso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy con l'Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell'Università Cattolica.
    Sono diverse le motivazioni che spingono i ragazzi a trascorrere tanto tempo in rete e lo studio ha individuato diversi profili. Gli irrequieti (31%) online cercano stimoli forti ed emotivamente coinvolgenti. Incorrono con frequenza in esperienze negative, come esposizione a contenuti non adatti alla loro età e contatti con estranei. Ci sono poi gli esploratori (25% del campione), che vanno online mossi dalla voglia di divertirsi e di apprendere. I performativi (24% del campione) per cui il web è uno spazio dove provare emozioni, divertirsi e mettersi in scena. Sono consapevoli dei rischi della rete e adottano quindi una serie di misure di auto-tutela.
    Infine i ripiegati (20% del campione) si descrivono come arrabbiati, impauriti e insoddisfatti di sé. La ricerca evidenzia che il 94% dei minori tra gli 8 e 16 anni utilizza uno smartphone. Sette ragazzi su dieci (la metà tra gli 8 e i 10 anni) usano regolarmente i social e le piattaforme streaming. Lo studio ha poi confermato le evidenze sui rischi della rete per i minori. Quattro intervistati su 10 raccontano esperienze negative.
    "Gli ambienti digitali sono una risorsa fondamentale per le generazioni più giovani. - ha affermato Mariagrazia Fanchi, Direttrice dell'Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo -. Sono mondi complessi, rispetto ai quali i nativo-digitali si trovano a dover maturare competenze d'uso, che si apprendono attraverso il confronto con i genitori, dal gruppo di pari, a scuola, e che richiedono anche lo sviluppo di politiche capaci di promuovere contenuti arricchenti e che mettano al riparo dai rischi". (ANSA).
   

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