(ANSA) - ROMA, 29 NOV - Lavorare da casa per conciliare
professione e famiglia. Ma anche per superare il gap di salario
o carriera, ancora troppo spesso presente negli uffici.
L'iniziativa, nata da Roberta Longoni, presidente e fondatrice
della PVA-Professione Virtual Assistant-Associazione italiana
assistenti virtuali, nonché fondatrice della Virtual Education
Academy specializzata nella formazione delle assistenti
virtuali, Gloria Martellini, vicepresidente e assistente
virtuale esperta in contabilità, amministrazione e customer
service, Paola Carrara, tesoriere esperta in segreteria generale
e web designer Squarespace, Barbara Adami, segretario esperta in
gestione di back office e utilizzo di Excel, è stata lanciata
nel mese di settembre e già ha raccolto numerose adesioni.
"In Italia la tutela delle donne nel mondo del lavoro presenta
ancora molte lacune - spiega Longoni - Molti lavori tradizionali
offrono poca flessibilità in termini di orari e luogo di lavoro,
rendendo difficile per le mamme bilanciare le responsabilità
professionali e familiari, il supporto per la maternità e per le
famiglie è insufficiente, persistono stereotipi di genere che
influenzano le opportunità di carriera delle donne e le loro
capacità professionali, come persiste ancora un gap salariale e
di riconoscimento e promozioni. Inoltre, per le donne che
vogliono avviare una propria attività, accedere a finanziamenti
può essere più complesso a causa della mancanza di reti di
supporto. Tutto questo - prosegue - si riflette nel settore
delle assistenti virtuali, che tende ad attrarre molte donne
proprio per i suoi aspetti flessibili e per l'opportunità di
costruire una carriera gratificante mantenendo un equilibrio tra
lavoro e vita privata. Numerosi studi americani rilevano che
negli Usa, per il 2023, si stima l'83% di forza lavoro nel
mercato degli assistenti virtuali costituita da donne. L'età
media è di circa 50 anni, il 78% ha più di 40 anni, il 16% tra i
30 e i 40 anni e solo il 6% tra i 20 e i 30 anni. Circa il 69,3%
degli assistenti virtuali è sposato e il 76,1% ha figli, il 91%
ha una laurea, il che indica una forza lavoro altamente
istruita. Tuttavia, anche in questo settore, è fondamentale
continuare a lavorare per garantire condizioni eque, supporto
professionale e riconoscimento del valore del lavoro svolto".
Lo scopo alla base dell'Associazione PVA è, dunque, dare un
riconoscimento ufficiale alla professione e diffonderne la
cultura per garantire lavoratori qualificati e affidabili.
Innanzitutto, tramite la creazione di un albo per assistenti
virtuali, che certifichi il rispetto di standard di qualità
elevati per formazione e competenze. In questo senso i prossimi
step riguarderanno l'analisi del mercato e delle esigenze del
settore, la consulenza legale per la preparazione della
documentazione per ottenere le certificazioni necessarie, la
registrazione formale dell'ente che gestirà l'albo, la
definizione dei criteri di ammissione, la redazione di
regolamenti interni e di un codice etico e lo sviluppo di una
piattaforma web per gestire le iscrizioni. Per promuovere la
consapevolezza sulla figura dell'assistente virtuale sono,
invece, già in programma iniziative focalizzate su formazione e
networking. Saranno organizzati corsi di formazione continua per
le associate, workshop e seminari aperti anche ad esterni,
collaborazioni con Università e scuole professionali per
integrare moduli dedicati all'assistenza virtuale nei programmi,
campagne di sensibilizzazione per evidenziare l'importanza e la
professionalità del ruolo dell'assistente virtuale, eventi di
networking per le associate per incontrarsi, scambiare idee e
creare collaborazioni, premi e riconoscimenti per le assistenti
virtuali che si distinguono nel lavoro, partnership con aziende
e organizzazioni che possono beneficiare dei servizi. (ANSA).
Sempre più donne assistenti virtuali, nasce prima associazione
Albo, codice etico e formazione per riconoscimento ufficiale