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Cinema dentro e fuori le mura, il Reggio Filmfest in carcere

Gratitudine delle detenute, 'ci fa sentire parte della società'

Redazione Ansa

(ANSA) - CATANZARO, 18 SET - Un film toccante, un Festival impegnato nella promozione del cinema a tutto tondo e il carcere. "Cinema dentro e fuori le mura", sezione storica del Reggio FilmFest appena conclusosi, riunisce questi tre elementi in un unico evento, che viene organizzato dal Festival, fin dalla sua prima edizione, all'interno degli istituti penitenziari - Palmi, Locri, Vibo Valentia, Cosenza e, negli ultimi anni, Reggio Calabria - dove la popolazione carceraria viene coinvolta nella proiezione di un film che offre ai detenuti una preziosa occasione di apertura verso la società e un importante spunto di riflessione.
    Un'iniziativa, è scritto in una nota, "il cui forte impatto emotivo e la grandissima valenza sociale sono stati confermati nel corso dell'incontro tenutosi nell'Istituto Panzera di Reggio Calabria, dalle stesse detenute partecipanti attraverso una lettera letta da una giovanissima ed emozionatissima reclusa.
    Una ventina in tutto le donne della sezione femminile invitate ad assistere alla proiezione del film 'Nella città l'inferno' di Renato Castellani, preceduta da una breve ma significativa chiacchierata con il direttore generale del Reggio FilmFest Michele Geria, la referente del progetto Giovanna Suriano, la garante dei diritti delle persone private della libertà personale Giovanna Russo, il critico cinematografico Paolo Micalizzi, la giornalista Manuela Iatì, conduttrice dell'incontro, e il criminologo Sergio Caruso".
    "In carcere mantenere vivi i propri interessi e bisogni senza cadere nella monotonia è una delle sfide più dure, che ognuna di noi deve affrontare durante il proprio percorso", legge, da un foglio scritto a penna e con voce rotta dall'emozione, la giovane detenuta. "Ecco perché - prosegue - vi ringraziamo per iniziative come questa, che hanno il fascino di scuotere le nostre coscienze e nutrire la nostra sensibilità, facendoci sentire non emarginate, ma parte integrante della società, al di là di ogni pregiudizio, pur essendo fisicamente escluse. È sempre un'emozione intensa percepire che qualcuno là fuori si ricorda di noi. Speriamo che questo ponte umano intriso di buoni sentimenti possa continuare, proiettandoci nella speranza che la società sappia accoglierci nel migliore dei modi alla fine delle nostre pene".
    "Il carcere - afferma il direttore della casa circondariale reggina Rosario Tortorella - deve essere ricordato dalla società, non deve essere dimenticato, perché la pena prima o poi finisce e si deve poter tornare fuori con pensieri diversi.
    Ringrazio l'avv. Russo e il Reggio FilmFest per l'impegno e il valore di questo progetto, capace di unire cultura e rieducazione in un contesto così delicato. Il cinema ha il potere unico di esplorare la realtà attraverso la finzione e trasmettere messaggi di speranza e rinascita".
    Geria ricorda i 500 libri donati dal Festival nella prima edizione dell'iniziativa, consentendo al carcere l'apertura di una biblioteca: "Mi emoziona trovarmi in questo teatro dedicato all'educatore Emilio Campolo, l'iniziativa è nata infatti 18 anni fa grazie alla sua collaborazione, con l'obiettivo di portare cultura ed emozioni all'interno delle carceri e ribadire che anche chi è privato della libertà ha il diritto di 'evadere' attraverso un film o un libro. La cultura è uno strumento potentissimo e, nel tempo, abbiamo anche visto detenuti trasformarsi in attori professionisti". (ANSA).
   

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