(ANSA) - ROMA, 28 APR - La sicurezza delle ragazze e dei
ragazzi sui luoghi di lavoro è sicuramente il problema
principale e più urgente da affrontare quando si parla di Pcto,
i Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento, l'ex
Alternanza Scuola-Lavoro. Ma anche assicurare l'effettivo
incontro tra studenti e aziende, per dare loro un vero assaggio
di quello che significa "lavorare", non è una questione da
sottovalutare. Lo evidenzia l'Osservatorio sui Pcto del portale
Skuola.net, pubblicato proprio nella Giornata dedicata alla
Sicurezza sul Lavoro e costruito interpellando 2.500 alunni
dell'ultimo triennio delle scuole superiori.
Negli anni più recenti, infatti, complice la pandemia con i suoi
strascichi, la stragrande maggioranza degli alunni interessati
dall'Alternanza formativa si è dovuta accontentare di esperienze
"simulate": il 61% degli intervistati dice essere stato
costretto a ricorrere ad attività (teoriche o pratiche) senza il
coinvolgimento diretto imprese e uffici. Privando i PCTO del
loro senso più profondo, almeno per come erano stati concepiti.
Alla fine, dunque, solamente 2 studenti su 5 dicono di
essere stati a contatto con realtà lavorative: il 24% per tutte
le ore sin qui svolte, il 15% alternandosi tra vita lavorativa
reale e simulata. Ma anche in questi casi non è che ci sia stata
sempre la possibilità di toccare con mano le dinamiche
del mondo del lavoro, visto che solo 6 su 10 sono stati presenti
in azienda per tutto il tempo. Al 29% è stato invece proposto un
mix di presenza fisica e collaborazione "a distanza", l'11% ha
svolto solo "smart working".
Addentrandosi di più nello sviluppo dei vari Pcto, si
continua a dover registrare che spesso i ragazzi non vengono
accolti nel migliore dei modi nei posti di lavoro. O almeno è
quello che lamentano i diretti interessati. Meno della metà
(45%) degli studenti dicono di essere stati assegnati a un tutor
che li ha seguiti per l'intero svolgimento dello stage e oltre
un quarto (26%) racconta che questa fantomatica figura non è gli
stata nemmeno presentata ufficialmente. Solamente un terzo
scarso (32%), poi, ha potuto lavorare con i team interni sui
compiti principali. In tutti gli altri casi si è rimasti
spettatori o quasi: al 26% è stato solo spiegato in modo sia
teorico che pratico il tipo di lavoro fatto in quella realtà,
per il 14% ci si è fermati alla "teoria", circa 1 su 5 si è
limitato a eseguire compiti di contorno, 1 su 10 ha avuto
l'impressione di aver perso tempo senza fare nulla.
Anche gli aspetti relativi alla sicurezza, come è purtroppo
noto, qualche volta sono un po' trascurati. Un quinto degli
studenti (19%) si è presentato sul luogo di lavoro senza aver
svolto il corso apposito - erogato online dal Ministero
dell'Istruzione e del Merito - e senza indicazioni, da parte
delle realtà di approdo, sulle procedure da osservare. Solamente
1 su 3 ha potuto beneficiare di entrambi i percorsi formativi
(corso online e approfondimento in loco), quasi la metà (47%)
solo del corso ministeriale. E, tra chi si è trovato a svolgere
mansioni "manuali", con l'utilizzo di macchinari o
strumentazioni, il 17% ha temuto in almeno un'occasione per la
propria incolumità e il 4% per buona parte della sua presenza in
azienda.
Infine, dovendo fare un bilancio complessivo dell'esperienza, la
maggioranza (57%) la giudica più inutile che utile dal punto di
vista formativo, appena il 16% la promuove a pieni voti. (ANSA).
Alternanza scuola lavoro, solo il 16% degli studenti la promuove
Negli ultimi anni 3 su 5 non hanno messo piede in luoghi lavoro