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Le indemoniate. 1879, sfida tra Stato, scienza e Chiesa

Stasera la presentazione con l'autrice Luciana Borsatti

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 30 MAG - "Il bastone della scienza ha percosso giusto e soggiogato il soggiogabile". Così Fernando Franzolini, il medico inviato dalla Regia Prefettura di Udine a Verzegnis, avrebbe commentato l'apparente successo dell'operazione preventiva e repressiva con cui lo Stato era intervenuto per porre fine al singolare caso di isteria collettiva che per mesi aveva coinvolto decine di donne in quel paese montano della Carnia, in Friuli. Per porre fine a deliri e convulsioni in casa e in chiesa, e anche alla "minaccia" di una processione spontanea invocata dalla bella Veronica, era intervenuta una compagnia di soldati per deportare una ventina di donne al manicomio di Udine. Un deputato friulano ne chiese conto in Parlamento al ministro dell'Interno, evidenziando che poteva esservi stata una violazione del diritto fondamentale alla libertà individuale. Ma il ministro Villa, del nuovo governo Depretis, rispose: "io veramente non potrei non fare (...) quello che l'autorità sanitaria ha creduto di suggerire, e che l'autorità di pubblica sicurezza doveva necessariamente eseguire". Una vicenda, quella di Verzegnis, che va molto oltre l'ambito locale per incrociare la storia dell'Italia post-unitaria, lo scontro tra Stato e Chiesa solo pochi anni dopo la breccia di Porta Pia, l'ascesa della psichiatria positivistica, la strana storia dell'isteria nell'Ottocento.
    Di questo e altro ancora l'autrice parla stasera alle 19 con Alberto Panza, direttore del Servizio di Psicologia e Psicoterapia del Cimi di Roma e Augusto D'Angelo, docente di Storia contemporanea all'Università la Sapienza Il libro e la vicenda Tra il 1878 e il 1879 a Verzegnis, un villaggio montano del Friuli, decide di donne manifestano i segni di un male oscuro, presto interpretato come possessione demoniaca. Il clero cerca di rispondere con l'antica pratica dell'esorcismo, ma lo Stato postunitario e anticlericale - alleandosi con la scienza medica e accogliendo la diagnosi di "istero-demonopatia" - reagisce con le maniere forti, fino all'intervento dell'esercito e alla deportazione delle malate in manicomio: drammatico esito di una vicenda che, proprio sul nodo dei diritti, coinvolgerà anche il Parlamento del Regno. Attraverso un'attenta ricostruzione storica del contesto in cui l'epidemia si è sviluppata, passando dagli archivi alla letteratura scientifica dell'epoca, Luciana Borsatti indaga le ragioni di quella crisi, facendo luce sui vissuti delle protagoniste e sulle laceranti tensioni a cui erano esposte - aspetti ignorati invece da chi vedeva nel caso solo uno scontro tra civiltà e superstizione o i sintomi di una degenerazione della razza. E restituisce in un dinamico affresco la molteplicità delle forze in campo e la complessità di un evento che ancora ci interroga, come lo fa l'enigma sempre sfuggente dell'isteria.
    - Prefazione di Mario Galzigna.
    Postfazione di Pietro Barbetta.
    Con scritti di Alberto Panza e Salomon Resnik.
    Castelvecchi Editore, pp. 285, 20 euro - . (ANSA).
   

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