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Come cambia la vegetazione dopo il ritiro dei ghiacciai

Studio della Statale per capire l'evoluzione di nuovi ecosistemi

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 18 GEN - L'Università Statale di Milano ha guidato uno studio internazionale su 46 ghiacciai in fase di ritiro in tutto il mondo sullo sviluppo della vegetazione.
    Passata una prima fase in cui solo poche piante pioniere crescono su un suolo povero e instabile, si parla di addizione, a distanza di 50 anni nuove specie avanzano per sostituire le pioniere, e si parla di fenomeno di sostituzione. É questa la sintesi del lavoro, pubblicato su Nature Plants, che rappresenta un modello per comprendere l'evoluzione dei nuovi ecosistemi.
    I ricercatori dell'Università Statale, in collaborazione con numerosi colleghi di 13 Paesi, hanno visitato ed analizzato con diverse tecniche 46 ghiacciai in fase di ritiro in tutto il mondo. Lo studio ha confermato che le comunità di piante cambiano rapidamente nel tempo. Appena dopo il ritiro del ghiacciaio i suoli sono poveri ed instabili e vengono colonizzati da poche piante pioniere. In questa fase prevale il meccanismo di addizione. Un processo che continua per i primi 50 anni, ma poi le cose cambiano, ed entra in gioco un nuovo meccanismo: la sostituzione. A questo punto i suoli sono diventati abbastanza ricchi e stabili, permettendo l'arrivo di specie più competitive che si stabiliscono, escludendo le specie pioniere e rimpiazzandole.
    "Queste informazioni ci aiutano a capire come evolveranno i nuovi ecosistemi, sempre più ampi, che si stanno formando in montagna e nelle aree intorno ai poli in conseguenza del ritiro dei ghiacciai", commenta Francesco Ficetola, coordinatore dello studio ed esperto di biodiversità dell'Università Statale di Milano. (ANSA).
   

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