Felicità è vivere vicino a piante e fiori. Accanto al verde, fuori e dentro casa, viviamo emozioni positive, ci sentiamo bene, ci mette di buonumore, e la nostra salute non può che beneficiarne. In una parola: calarsi nel verde è un vero e proprio elisir di felicità
“E’ esperienza di tutti, il frequente desiderio di rifugiarsi nel verde appena possiamo. Qui proviamo, anche inconsapevolmente, uno stato di benessere. Non è una banale suggestione, è un beneficio concreto che ha radici profonde nella nostra evoluzione. All’estero, da anni, si conducono ricerche scientifiche in proposito. Noi in Italia sottovalutiamo un po’ questo settore”, afferma Marco Nieri, bioricercatore, ed autore, insieme a Marco Mencagli, agronomo, di ‘La terapia segreta degli alberi’ (Sperling&Kupfer, 2017). “Stare a contatto con la natura – prosegue - dà calma e serenità, regola il battito cardiaco, attenua l’aggressività, stimola le capacità cognitiva, alza le difese immunitarie”. Con le piante “si instaura una relazione psicoemozionale che pesca da profondi archetipi, ormai sopiti in noi, diventati ormai dipendenti da una forma di pigrizia per i ritmi di vita. In realtà, il rapporto con la natura è viscerale ma si sveglia in contesti adeguati, con tutti i benefici che ne derivano”. “Quando si parla di piante si pensa ad una funzione decorativa, invece la loro presenza ed anche il solo toccarle, produce benefici psicofisici sulle persone”. Ecco perché “vivere in prossimità di un bosco o di un giardino rappresenta una sorta di rinnovamento dell’energia. Si è visto, ad esempio, che vivere ad una distanza di 300 metri da un parco, riduce del 42% lo stress rispetto a chi invece si trova ad un chilometro di distanza”.
Intervenuto al recente Festival di Bioetica a Santa Margherita Ligure (Genova) - due giorni di confronti organizzato dall’Istituto Italiano di Bioetica e dedicato quest’anno alla felicità - Nieri sottolinea: “Forse è esagerato dire che le piante danno la felicità ma certamente aiutano un buonumore, contribuiscono a sbloccare quei freni interni, quei legacci, che producono uno stato di infelicità. Trovarsi nel verde è come vedere un danzatore in scena con un bell’abito, è una vitalità contagiosa. E che dà quindi benefici alla salute”.
Ideale quindi trovarsi in prossimità di parchi e boschi ma anche piccole e benefiche oasi di verde possono essere create anche in casa e in ufficio. Nieri sottolinea poi la pratica del ‘Forest Bathing’, nata in Giappone col nome di ‘Shinrin Yoku’ e molto diffusa in quell’area. Si tratta di camminare ed esplorare un bosco; chi lo fa rileva riduzione dello stress e della depressione, abbassamento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca. C'è poi il 'Bionergetic Landscape': partendo da uno studio dell’elettromagnetismo vegetale e dalla sua interazione con l'uomo e la Biosfera, l'ecodesigner e ricercatore nel campo della salute dell'habitat, Marco Nieri, ha scoperto che le piante influenzano la nostra esistenza anche da un punto di vista energetico. Il “Bioenergetic Landscape” è una tecnica innovativa che nasce da questi studi e che consente di ottenere il massimo beneficio dalle emissioni elettromagnetiche delle piante. Essa rappresenta uno strumento efficace per realizzare parchi e giardini terapeutici bioenergetici, dotati di effettive qualità favorevoli all'organismo, e consente anche di verificare lo stato di salute delle piante con test di compatibilità al fine di individuare i prodotti più efficaci per la loro salute e cura.
“E’ dimostrato già dagli anni ’70 e ’80 – dice Paola Sabbion, dottore di ricerca in architettura paesaggistica all’Università di Genova – che un ambiente naturale incide sul benessere, la vista del verde ha ricadute positive sull’uomo. Nel verde l’umore migliora. Di contro, il degrado ambientale è associato ad una cattiva salute mentale”. Sabbion cita un’indagine di qualche anno fa realizzata su bambini con deficit dell’attenzione in cui si sono potuti rilevare gli effetti positivi sulla concentrazione dopo una passeggiata di 20 minuti nel verde. Fra l’altro, uno studio giapponese ha verificato che gli anziani che camminavano ogni giorno su percorsi pieni di vegetazione erano più longevi. “L’accessibilità – sostiene l’esperta – è una discriminante fondamentale: il verde urbano dovrebbe essere accessibile al più gran numero di persone possibile”. Il suo invito è ad entrare in contatto con aree naturali non solo nel tempo libero ma quotidianamente; positivo in tal senso, anche il ruolo degli orti urbani e delle aiuole di comunità: “anche la coesione sociale, che queste iniziative possono produrre, dà felicità”.
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