Più informato, più selettivo e più consapevole. E allora sì al green, no agli sprechi e largo al cibo buono, semplice e salutare.
Back to the origins
Il profumo del pane del fornaio sotto casa, la bontà delle zucchine dell’orto, le genuinità della frutta appena raccolta: il consumatore ha davvero voglia di riscoprire i prodotti degli artigiani e dei piccoli agricoltori. Altro dato interessante è rappresentato dalla percentuale che ritiene che i grandi marchi non siano più automaticamente sinonimo di qualità. Un quadro che pare riportare molti consumatori alle origini, verso cose buone, “vicine” e genuine.
Bio è meglio
Se fino a poco tempo fa il Bio era considerato “sano-ma-non-sempre-buono”, pare che le persone si stiano iniziando a ricredere. Ebbene sì, è in atto uno shift che lo trasforma oggi da mera alternativa a vera e propria scelta di consumo consapevole: non solo il Bio è percepito come buono e più salutare dei prodotti “tradizionali”, ma anche come sinonimo di maggiore qualità e sicurezza. Non è un caso che i prodotti Bio siano ricercati e preferiti dal 66% degli intervistati, curiosi anche di conoscere quante più informazioni possibili sui produttori (60%). Per quanto resta, per una democratizzazione del bio, il problema dei costi più alti
Green-commerce… is the new quick
Se è vero che i consumatori di oggi vogliono prodotti locali artigianali e più Bio, dall’altra è altrettanto vero che vogliono tutto... e subito. Da qui, il proliferare nelle grandi città del fenomeno del quick-commerce: la spesa a casa in pochi minuti, spesso a scapito della sostenibilità. Ma l’indagine mostra un’altra faccia della medaglia: non solo la velocità, ma anche l’attitudine green vuole la sua parte.
Attitudine no-waste
Sostenibilità, etica e responsabilità: sono queste le nuove caratteristiche al centro della ricerca dei consumatori nei prodotti e nelle aziende, e-commerce compreso. Lo conferma l’89% degli intervistati che afferma di optare - quando possibile – per la soluzione di acquisto più etica. Etica che passa senz'altro attraverso l’adozione di buone pratiche e politiche anti-spreco, volte a limitare le eccedenze e ridurre al minimo i volumi di invenduto.
Più di 17 miliardi di tonnellate di CO2, oltre 4 milioni di tonnellate di cibo sprecato e un consumo di acqua che supera 11 miliardi di m³ ogni anno: questi i numeri sull’impatto ambientale della filiera agroalimentare italiana. E i consumatori cominciano a riconoscerlo. Se fino a ieri questi dati allarmanti sembravano non preoccupare e non avere un impatto diretto sulle scelte d’acquisto dei consumatori, oggi la percezione cambia ed orienta scelte diverse.
Cibo, i 4 top trend food 2023 del nuovo consumatore
Cibo genuino e attitudine no-waste ma anche tutto...e subito con la spesa a casa