La moda italiana e la sua filiera, unica al mondo per la qualità dei prodotti, è quasi del tutto ferma da un mese e mezzo circa. E' necessario ripartire per non perdere la leadership, ma con nuove regole per la sicurezza nelle aziende ed anche con nuove strategie, magari approfittando della situazione per riportare in Italia produzioni che si facevano all'estero (reshoring), senza perdere tempo, per non minare per sempre la preziosa filiera italiana, fatta anche di migliaia di piccole imprese e di artigiani.
"Bisogna ripensare al reshoring - sottolinea Marenzi - lavorando sul cuneo fiscale e valutando certi fattori come il costo dell'energia che in Italia è il 30% in più degli altri paesi europei. Bisogna pensare anche al costo del lavoro e sono sicuro che ripartirebbe anche tanta occupazione al Sud Italia". "Noi siamo in primi in qualità - incalza Capasa - l'occupazione del settore riguarda un milione di persone. Stiamo rischiando di distruggere la migliore azienda italiana". "Io con Herno sono ripartito da quattro settimane in sicurezza" rivela Marenzi. "Le nostre aziende daranno la priorità alla salute delle persone- conferma Lunelli -. Ricordiamo inoltre che gli associati di Altagamma hanno donato per l'emergenza sanitaria 41 milioni di euro e hanno pagato tutti e i fornitori con grande senso di responsabilità sociale. A questo proposito aggiungo che garantire al sicurezza dei dipendenti vuol dire anche pensare a dettagli come organizzare i turni nella pausa pranzo per evitare assembramenti nelle mense". "La riapertura dovrà essere graduale - conclude Marenzi - la parte commerciale e amministrativa può continuare in remoto, ma bisogna riaprire almeno il 50% di ogni azienda, per fasce di età, cominciando dai più giovani, pensando ai trasporti più sicuri o consigliando spostamenti con mezzi propri".
Moda made in Italy, la ricetta per ripartire in tre punti
Gradualità, sicurezza e puntare al reshoring riportando produzioni nel paese