Come ripartirà Gucci senza Alessandro Michele? Se lo chiedevano tutti alla vigilia della prima sfilata senza il direttore creativo che in sette anni, dal 2015, quando da perfetto sconosciuto subentrò a Frida Giannini, al novembre scorso, quando ha lasciato l'incarico, ha interpretato con la sua moda lo spirito del tempo come nessun altro. A Milano, una prima risposta, affidata al team creativo interno all'azienda, con il non facile incarico di raccogliere un'eredità pesante, quella di un creativo che per primo ha mandato in passerella il gender fluid non come stile ma come visione di vita. Un messaggio di libertà che ha raccolto intorno a sé star come Harry Styles, Jared Leto e i Maneskin. E che la maison ha scelto di portare avanti, esplorando l'idea dell'improvvisazione come forma estetica. Un concetto amplificato dall'esibizione dal vivo del trio Ceramic Dog di Marc Ribot, che ha suonato su una piattaforma circolare al centro della passerella.
Ma il cambio di passo rispetto a Michele c'è, ed è evidente da subito, quando in passerella escono una semplice T-shirt e un pantalone ampio, maxi borsa e cappello di lana come accessori. Tutto appare più diretto, pulito, focalizzato, come depurato dal massimalismo dell'ex direttore creativo.
L'idea che accompagna la collezione uomo - che è tornata a sfilare a Milano dopo tre anni - è rendere protagonista il modo in cui si indossano gli abiti, lasciando una libertà di scelta che non va a descrivere un singolo uomo, ma tante diverse forme di mascolinità. Così, accanto ai pantaloni ampi ci sono le gonne da sera lunghe fino al pavimento, ai cappotti oversize si accompagnano canotte e T-shirt minimali, al cappello di lana a coste il completo gessato con i bottoni sulle maniche del blazer e sui pantaloni, che permettono di personalizzarlo. Il cappotto è oversize, persino lungo fino ai piedi, la giacca doppiopetto ha le spalle importanti e sceglie i toni pastello, i pantaloni ampi ricordano gli anni'70 mentre quelli sottili, portati con stivaletti e calzettoni, evocano il decennio successivo. L'abbigliamento da lavoro richiamato dalla tuta intera è rivisitato dal Crystal GG, un'interpretazione lucida e spalmata del tessuto cerato con monogramma prodotto negli anni '70, usata anche per borsoni casual e stivaletti morbidi. Tra gli accessori, custodie per abiti portate come borse a spalla, una rivisitazione del mocassino con morsetto in velluto a coste, i foulard dall'aria vintage legati alla nuova Jackie in coccodrillo pastello o inseriti nei pantaloni di denim. Sono declinazioni libere delle tante mascolinità contemporanee che fondono influenze diverse, derivate dagli archivi e da guardaroba tradizionalmente contrastanti: l'abbigliamento sportivo ispirato agli anni '80 evoca i codici della danza, i capi da biker riprendono pezzi d'archivio dei primi anni 2000, pantaloni in denim scoloriti sono decorati con il logo utilizzato da Gucci in occasione dell'apertura del negozio di New York nel 1953. Perché anche dopo l'addio del designer che ha segnato un'era per la maison e per la moda, "si va avanti, gli uomini passano - ha sottolineato l'ad Marco Bizzarri - i brand restano". "I loved it" si è limitato a commentare Francois Henry Pinault, patron del gruppo Kering, in prima fila alla sfilata accanto a ospiti come Nick Cave, Idris Elba, Tananai e Ghali.