La mostra del Costume Institute forse più controversa sta per aprire i battenti al Met di New York: l'annuale rassegna, legata a una serata di gala il cui tappeto rosso da anni fa concorrenza agli Oscar, è dedicata a Karl Lagerfeld. In 65 anni di carriera ha creato capi incredibili, ma fatto anche battute all'insegna della misoginia, del razzismo e del fat shaming.
"Diceva sempre che la moda non appartiene a un museo, anche se era generosissimo a prestare per le nostre mostre", ha detto Bolton, a cui ha fatto eco, nella presentazione alla stampa Carla Bruni: "Tutto gli interessava, tranne la mediocrità".
Intanto però le polemiche, legate ad affermazioni fatte dallo stilista morto a 85 anni nel 2019: amava provocare, ridicolizzando le donne grasse (come la cantante Adele). Il #MeToo non gli andava a genio, "scioccato" da "queste divette che ci hanno messo 20 anni a ricordare". E poi: "Se non vuoi che ti tolgano le mutande, non fare la modella, vai in convento".
Coco Chanel, di cui aveva ereditato il ruolo nell'eponima maison, "non era brutta abbastanza per essere femminista", mentre la Germania, dove era nato nel 1933 ad Amburgo, "faceva affronto alle vittime dell'Olocausto" accettando profughi in fuga da paesi musulmani. Nulla di tutto questo nella mostra che si concentra sull'opera di Lagerfeld attraverso pezzi che raccontano le dicotomie dello stilista tra cui femminile e maschile, florale e geometrico, figurativo e astratto, canonico e controculturale, e dietro tutto la dicotomia fondamentale: il lato teutonico e quello francese, la testa e il cuore. L'ospite forse più atteso ha deluso i fan: la gatta Choupette, a cui il padrone ha lasciato parte della sua fortuna, ha "ha preferito restare a casa". La mostra aprirà al pubblico il 5 maggio.
(ANSA).
Il Met onora Karl Lagerfeld tra le polemiche
200 capi e disegni dello stilista discusso per le frasi misogine