EMANUELE COCCIA E ALESSANDRO MICHELE - LA VITA DELLE FORME - FILOSOFIA DEL REINCANTO (Harper Collins, 214 pp., euro 22)
"Io non sono appassionato del passato.
Lo stilista sa benissimo cosa si chiedono gli addetti ai lavori presenti nel pubblico e ne anticipa le eventuali domande.
"Non è che in questo periodo in cui vi sembravo sparito non ho fatto niente - si schernisce il "rivoluzionario designer", come lo definisce la moderatrice dell'incontro Teresa Ciabatti, scrittrice e sceneggiatrice -, ho scritto un libro con Emanuele". "Noi viviamo in questo mondo rigido dove siamo ossessionati da ciò che verrà dopo - incalza lo stilista - la cosa migliore sarebbe invece lasciare vivere tutti come vogliono. Bisognerebbe guardare al Rinascimento, che poi ha generato il mondo moderno. Sono certo che se Michelangelo fosse nato oggi sarebbe un regista. Loro hanno avuto delle intuizioni perché sono stati lasciati liberi di creare". "Io invece sono stato accusato di essere troppo strano con la mia moda. Ma forse strano è semplicemente essere libero. Io lo sono sempre stato.
Forse un po' questa libertà me l'hanno regalata i miei genitori.
Molta me la sono guadagnata".
"Io ho detto 'sono storto' - ricorda rievocando il suo periodo Gucci, sette anni come direttore creativo e venti in tutto nella maison fiorentina - e ho liberato tutti gli altri.
Poi ho smesso di essere libero perché sono andato via da Gucci.
Accettando un nuovo lavoro ho riacquistato la mia libertà".
In tanti si chiedono come Alessandro Michele, con i suoi capelli lunghissimi, il cappello con visiera che fa tanto 'comandante Fidel', barba, baffi, occhiali da sole e jeans, concilierà questa "libertà creativa totale" con i diktat rigidi della haute couture. Ma questo sarà rivelato a settembre, quando si vedrà la prima collezione disegnata dal designer romano per Valentino. Intanto, Michele ci tiene molto al suo libro che parla di moda e di filosofia. La vita delle forme, adottando la forma grafica dei libri sacri antichi, mostra che "la moda è l'arte più potente perché è l'unica capace di mutare per due ore la nostra pelle, il nostro corpo, la nostra identità - spiega l'altro autore, il filosofo Coccia -. Come le opere d'arte presuppongono un rapporto di pura contemplazione, ogni abito impone una trasformazione del sé, per poter diventare oggetto della nostra esperienza. E al tempo stesso è l'arte più metafisica perché contraddice il luogo comune che descrive l'Occidente come una cultura che riduce tutte le cose a materia inanimata. La moda è l'espressione di una forma profana e quotidiana di animismo. Grazie alla moda ci trasformiamo in un gemello che prende le nostre stesse sembianze. Noi siamo tutti gemelli, come ci ha mostrato Alessandro con le sue collezioni".