Giorgio Armani non è mai venuto meno al suo stile sobrio, privo di orpelli: "Prima di presentare una collezione non mi stanco mai di eliminare, c'è sempre qualcosa di troppo" rivelò nel back stage di una sfilata a Parigi di Armani Privé.
Minimalista ante litteram, destrutturato fino alla fluidità, riconoscibile tra cento proposte diverse. Re Giorgio spegne 90 candeline l'11 luglio, ma quest'anno festeggia anche 50 anni del suo marchio, visto che da giovane, al termine del servizio di leva, prima trovò lavoro come commesso per la Rinascente, poi nel 1965 venne assunto da Nino Cerruti per ridisegnare la moda del marchio Hitman, confezione dei prodotti del Lanificio Fratelli Cerruti. Ma il suo nome apparve nell'universo della moda per la prima volta nel 1974 quando nacque la linea di capi in pelle Armani by Sicons.
La prima collezione risale invece al 1975, anno in cui fondò l'azienda omonima, insieme al compagno di vita Sergio Galeotti, morto prematuramente 10 anni dopo.
Lo stile di Armani è ricordato per la classe e l'eleganza raffinata dei suoi capospalla.
Per il guardaroba maschile, lo stilista venne indicato come il "Re della giacca destrutturata" fin dal 1980, anno in cui Giorgio Armani disegnò i costumi di scena di Richard Gere, per il cult movie "American Gigolò". Un'intero guardaroba di vestiti, camicie e accessori, disegnati per il protagonista, nel film sul più famoso gigolò di Los Angeles, Julien Kaye. Un bellissimo ragazzo dal fisico palestrato, che in diverse scene si sofferma a torso nudo davanti al suo guardaroba Armani, a scegliere l'outfit giusto per i suoi incontri mercenari. Scene che sicuramente contribuirono alla consacrazione del divo americano nell'Olimpo del cinema mondiale. Nella moda maschile Armani ha il merito di aver tolto la rigidità alle giacche, eliminando le spalle insellate e le cuciture rigide, rivoluzionando la silhouette dell'epoca.
Vennero eliminati i supporti interni (imbottiture e controfodere), spostati i bottoni e modificate le proporzioni tradizionali. Ma "per l'uomo i cambiamenti tra una collezione e l'altra devono essere pochi, affidati a dettagli, ai revers alle tasche, ai colori" ama ricordare Armani.
Lo stilista aborre le stranezze. Le sue giacche divennero e sono ancora uno degli emblemi dello stile italiano nel mondo. Basta guardare i red carpet, i personaggi più eleganti sono vestiti Armani.
Per la moda femminile Giorgio Armani ha lasciato il segno soprattutto nel tailleur, con pari successo di quello maschile.
Ha introdotto giacche destrutturate e accostate al corpo, pantaloni fluidi, vagamente orientali, morbidi sulle gambe e stretti in fondo, oppure pantaloni con sovra-gonne. Gli abiti da sera sono sempre molto raffinati e in colori delicati. La tradizione per lui diventa stile. Anche nella palette cromatica Armani ha sempre mantenuto gusti precisi. Lo stilista dall'inizio della sua carriera guardava al cinema in bianco e nero e alle atmosfere dell'America degli anni Venti e Trenta.
Il suo stile fatto di tagli nitidi e puliti necessitava di toni di colori freddi: il beige, il grigio e il greige, una nuova tonalità in bilico tra il grigio e il sabbia terroso. Ma è soprattutto il blu-Armani a contraddistinguere la sua produzione, anche se non esclude gli intramontabili bianco e nero. Altra fonte di grande ispirazione per Armani sono le culture orientale e araba. Vengono infatti introdotti in alcuni suoi capi colletti alla coreana, e cappotti simili a djellaba, messi in commercio nel 1990, in contemporanea all'uscita nei cinema del film "Il tè nel deserto". La sua collezione Armani Casa è realizzata su ispirazione Art Déco e Estremo Oriente.