Liliana Segre a 87 anni ha una voce chiara, netta, pacata: risponde alle domande senza alcuna esitazione come se fosse abituata da sempre al ciclone mediatico che l'ha appena investita dopo essere stata nominata senatrice a vita dal presidente Sergio Mattarella per "aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale". "Non posso darmi altra importanza - dice all'ANSA dalla sua casa di Milano - che quella di essere un araldo, una persona che racconta ciò di cui è stata testimone".
Sui Segre e su Liliana, allora di 8 anni, nel 1938 si abbatté la violenza vergognosa delle Leggi razziste. "Lì, come ho raccontato al presidente Mattarella, ho avuto coscienza di essere secondo gli altri diversa, di non poter più andare a scuola, di essere messa al bando. Quando sono stata espulsa dalla mia classe - aggiunge - ho avuto coscienza ed ho cominciato a chiedere a chi mi stava intorno tanti 'perché'.
Domande, tutte angoscianti, alle quali neanche oggi che sono una vecchia signora sono riuscita a dare una risposta". "Non c'è stato un riavvicinamento all'ebraismo con la Shoah. Non c'era bisogno, perché - dice ancora - essere ebrei è un modo di essere. Io - sottolinea con forza - sono quella".
Liliana Segre, 'Io un araldo della Memoria, devo testimoniare'
Liliana Segre all'ANSA: 'La mia nomina un fulmine a ciel sereno'