Raffaella Carrà è stata anche un'icona della moda. Il suo nude look provocò grande scandalo nell'autunno del 1969/70, quando apparve in tv al fianco di Corrado in Canzonissima, con l'ombelico scoperto, nella sigla d'apertura Ma che musica maestro! Ma "Il mio ombelico nudo - spiegava nel 2018 la stessa Raffaella Carrà a Roma all'Auditorium Parco della Musica, mentre veniva insignita con un'alta un'orificenza dall'ambasciatore di Spagna, assieme a Lucia Bosè - veniva fuori da un completo studiato da un costumista della Rai.
Lo stile sexy divenne una tendenza nell'Italia della censura, una vera calamita per i telespettatori, che scoprivano dopo nove anni la showgirl che aveva debuttato in tv nel 1961 in Tempo di danza a fianco di Lelio Luttazzi. Visti i soddisfacenti esiti dell'anno precedente, la Rai decise di riconfermare la stessa coppia di conduttori anche per la nuova edizione del 1971 di Canzonissima. La star della tv dal caschetto platino (forza ragazzi Spazzola...cantava brandendo le chiome su e giù) che tutte copiavano, scalò ancora la hit parade con il celebre Tuca tuca, con annesso balletto-scandalo, censurato dalla Rai per via della coreografia giudicata troppo audace, con Raffa che si muoveva sinuosamente dimenando l'ombelico nudo e il caschetto platino. Dopo l'esibizione con Alberto Sordi, il ballo superò le censure e le polemiche, diventando un fenomeno popolare e sdoganando di fatto anche il look dell'ombelico nudo.
La moda italiana aveva consacrato la sua icona nel luglio 2018 dedicandole una mostra a Cinecittà, nel Teatro 1, curata da Fabiana Giacomotti, realizzata nell'ambito delle sfilate di Altaroma. Dalla mostra era emersa la sua eleganza maliziosa, fatta di look audaci indossati con ironia. Bianco, nero, rosso, oro, i colori preferiti, una cascata di cristalli a illuminare il sorriso innocente, un crespo speciale per fasciare i movimenti sexy. Raffaella Carrà è stata un personaggio iconico amata e celebrata secondo logiche trasversali da mondi diversi dallo spettacolo alla moda, dalla militanza gay. Tanto da essere considerata un'importante icona gay, sia per la sua immagine, sia per la sua musica, spesso utilizzata durante i gay pride e le feste LGBT tanto che Carrà ricevette il premio di "icona gay mondiale" al World Pride di Madrid nel 2017.
Del resto, "La Carrà, come disse in un'intervista il regista Pedro Almodovar non è una donna, è uno stile di vita'', ricordava la curatrice della mostra-omaggio. Per lei avevano lavorato costumisti stellati della tv e del cinema, come Enrico Rufini, Corrado Colabucci, Luca Sabatelli, Gabriele Mayer, Gabriella Pera. (ANSA).
Addio Carrà icona della moda, dall'ombelico al caschetto
Uno stile che fece colpo negli anni '60, poi divenne musa LGBTQ