"Adesso mi offrono sempre ruoli secondari, è difficile avere ruoli da protagonista per una donna di 70 anni, non è che non ci sono, ma sono pochi. Poi dico al mio agente che non ho voglia di andare 3-4 mesi in un albergo senza vedere la mia famiglia, l'ultima volta sono stata 6 mesi a Vancouver per una serie, Vancouver è una città bellissima, però sei mesi, senza potersi muovere, mai più".
In questi giorni la musa di Martin Scorsese e David Lynch si divide tra Milano e Bologna, e oggi nella città delle Due Torri ha presentato la versione restaurata dalla Cineteca di 'Francesco Giullare di Dio' (nell'ambito della rassegna il Cinema Ritrovato), diretto dal padre Roberto Rossellini nel 1950. "E' un film bellissimo, anche perché è scritto da Fellini, quindi c'è tutto l'umorismo di Fellini e la ricerca etica di mio padre. E' una collaborazione molto interessante tra due autori italiani davvero importanti". A farla muovere, forse, è quella "curiosità" che le hanno insegnato suo padre e sua madre, Ingrid Bergman. I progetti, infatti, non mancano nella sua vita. "Io viaggio volentieri, ma adesso non più così tanto, è faticoso. Per fortuna sto girando una serie a Boston per Hbo, a sole tre ore da casa mia, e sul contratto c'è scritto che se non lavoro 3-4 giorni posso tornare a casa. E' una serie sulla cuoca americana Julia Child, io faccio la sua amica francese, Simca Beck, che le ha insegnato a cucinare, cominciamo a girare il 10 agosto". Durante la pandemia, le sue giornate cominciavano con un vecchio film, al mattino, e poi tanti altri, durante la giornata. "In questo anno e mezzo ho visto tantissimi film, di Fellini, Visconti e molti altri, la stessa cosa facevano i miei amici, poi la sera li commentavamo su Zoom. Certo, al cinema è un'altra cosa. Il Covid però ha fatto riflettere tanta gente, in America è tutto un lavoro, lavoro, lavoro, ma tanti amici hanno riscoperto la vita in famiglia. Poi i viaggi, molti dirigenti sono sempre in viaggio, ma alcune cose si possono risolvere anche via Zoom. A volte mi chiedono di andare una sera a San Francisco per una cena, ma è pesante".
Il suo rapporto con i social media, però, non è dei migliori.
"Non sono una grande specialista, sono in quell'età dove non si capiscono bene i computer, a noi attori richiedono Instagram, mi hanno spiegato che è come una cartolina, allora io scrivo messaggi come una cartolina, tipo: 'Sono a Bologna, ciao'. Ora è un po' come una disciplina, come andare a fare ginnastica, quasi ogni giorno posto qualcosa perché tocca farlo. In America i produttori preferiscono gli attori che hanno molti follower, vedo attrici moderne che ne hanno 20-30 milioni, io ne ho 350mila, non ci arriverò mai, forse devo spogliarmi nuda per averli, ma ormai faccio parte di una generazione antica, come mio padre sembrava a me di una generazione antica".
E adesso, che ha quasi 70 anni, la cosa che la infastidisce di più è aspettare. "Ora mi interessa più scrivere e fare monologhi, mi diverte molto di più, non è che non mi piace recitare, non mi piace aspettare e gli attori aspettano sempre, che le luci siano pronte, la scena sia pronta, giornate intere dentro gli alberghi, non mi va più, infatti lavoro molto meno".
(ANSA).