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Halftime, il Super Bowl della vita di Jennifer Lopez

Docufilm ha aperto Festival Tribeca, su Netflix dal 14 giugno

Redazione Ansa

Sei minuti per 'Get Loud' (farsi sentire) davanti al mondo e nessun margine per errori. E' il tempo concesso a Jennifer Lopez per il suo show dell'intervallo (Halftime) al Super Bowl del 2020. Il percorso che ha portato alla sua esibizione con Shakira sul palcoscenico più famoso al mondo durante la finalissima del campionato di football è diventato il docufilm 'Halftime', presentato in anteprima in apertura del festival del cinema di Tribeca e su Netflix dal 14 giugno. Il film è un dietro le quinte dei mesi che precedono il Super Bowl, all'insegna di dure e interminabili giornate di lavoro, delusioni e le frustrazioni per la volontà dell'organizzazione di tagliare le parti troppo politiche.
Anche se la Lopez e Shakira non sono state le prima artiste latine ad essere protagoniste dello show, (Gloria Estefan nel 1992, ndr), l'Halftime del 2020 a Miami è stato il primo spettacolo della storia completamente latino. Ma JLo, a differenza di Shakira che è diventata una star grazie ai paesi di lingua latina, da americana è andata incontro a un percorso ad ostacoli messole davanti dall'industria cinematografica a musicale. Dagli stereotipi legati al suo fisico, troppo curvilineo rispetto allo standard di donna bianca, o al non essere mai all'altezza del ruolo appunto perché latina. Nonostante l'entusiasmo iniziale, la Lopez non fu affatto felice di dover condividere il palcoscenico con un'altra artista.
"E' l'idea peggiore al mondo - dice nel film - avere due persone per il Super Bowl (Halftime, ndr)". Gran parte della sua frustrazione fu dovuta al tempo limitato per eseguire la sua performance. "Abbiamo sei fottuti minuti - commenta -. Abbiamo 30 secondi di una canzone, e se prendiamo un minuto, è finita, ne restano cinque. Ma devono esserci delle canzoni che cantiamo. Dobbiamo avere dei momenti in cui cantare non può essere solo un fottuto evento di danza. Dobbiamo cantare il nostro messaggio". Nel docufilm emerge anche quanto fu un'offesa scegliere due artiste. "E' un insulto - spiega il suo manager Benny Medina - che hai bisogno di due Latinas per fare il lavoro che storicamente fa solo un artista". Ma la Lopez si prende anche la sua rivincita sull'Nfl (la lega football anche responsabile per il Super Bowl) come quando si rifiuta di eliminare la sera prima dal suo show le gabbie con i bambini, un chiaro riferimento ai piccoli immigrati nelle gabbie dei centri di detenzione americani in particolare sotto l'amministrazione Trump. "Per me, non si tratta di politica, ma di diritti umani", dice nel film. E così le gabbie restano e c'è anche la figlia adolescente Emme che esce da una e canta 'Let's Get Loud', appunto facciamoci sentire. Oltre alle fatiche per preparare lo show, il film sa sapere anche quanto sia stato penoso per la Lopez essere snobbata nei premi significativi del cinema per il suo 'Hustlers' (2019) di cui è produttrice oltre ad interpretare un ruolo. Halftime si chiude che JLo che canta alla cerimonia di insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca nel 2021. Dopo aver interpretato un medley di 'This Land Is Your Land' e 'America the Beautiful', il suo messaggio finale è stato ancora uno, 'Let's Get Loud'

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