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Lesley Manville, dolce Mrs Harris e Margareth The Crown

In fiaba anni '50, contro pregiudizi più ruoli per donne anziane

Redazione Ansa

Gentile, disponibile, affidabile, umile, mrs Harris fa la donna delle pulizie nelle case dei ricchi nell'Inghilterra degli anni '50, continua ad aspettare il ritorno del marito disperso in guerra. Ma il sogno è lì a covarle dentro e quando toccando un meraviglioso abito Dior nell'armadio di una signora presso cui è al servizio scocca la scintilla, deciderà che ad ogni costo andrà a Parigi alla maison più famosa dell'epoca. E' un film godibile, con attori eccellenti, una incantevole fiaba elegante LA SIGNORA HARRIS VA A PARIGI, in sala con Universal dal 17 novembre dopo l'anteprima alla Festa di Roma.
Tratto dal romanzo di Paul Gallico, pubblicato nel 1958, il film ha una protagonista d'eccezione: l'attrice nomination all'Oscar Lesley Manville, attrice già vista in tanti film di Mike Leigh come Vera Drake, oltre che nel film di Paul Thomas Anderson Il Filo Nascosto, recentemente protagonista della sitcom della BBC Mum. La direttrice della maison Dior è invece una perfida Isabelle Huppert. Manville, 66 anni, ex moglie di Gary Oldman, è anche la principessa Margareth nell'atteso THE CROWN 5 su Netflix dal 9 novembre: prima di lei il ruolo della sorella di Elisabetta II è stato di Vanessa Kirby e Helena Bonham Carter. E anche la Marchesa de Merteuil nelle nuove RELAZIONI PERICOLOSE, dal 6 novembre su Lionsgate+.
Manville è uno dei simboli dei (piccolissimi) passi avanti dell'age gap nel cinema: nel film di Anthony Fabian è protagonista assoluta della Signora Harris va a Parigi nel ruolo non di una star per quanto in età avanzata ma addirittura di una donna anziana di una classe operaia, vale a dire una 'donna invisibile'. Come invisibile è la donna delle pulizie, interpretata dalla filippina Dolly De Leon, che prende il potere dopo il naufragio dello yacht nel film Palma d'oro a Cannes 2022 Triangle of sadness ad esempio.
Il gap tra ruoli da protagonisti di uomini e donne è accertato e confermato anno dopo anno da statistiche internazionali da che Hollywood è Hollywood, quello per le donne di età avanzata è mostruoso. Nei vari report che al di là delle cifre sono comunque sintomatici di una forbice si legge, come ad esempio nell'Annenberg Inclusion Initiative in California, che "La percentuale di donne come protagoniste e co-protagoniste è stata ai massimi storici nel 2019 (43% dei film), superiore di 23 punti percentuali rispetto al 2007 (20% dei film). Tuttavia, solo il 3% dei film del 2019 presentava protagoniste/co-protagoniste donne di età pari o superiore a 45 anni al momento dell'uscita nelle sale (e solo l'1% di questi ruoli era ricoperto da una donna di colore)".
Questo per l'America, in Europa e in Italia non va certo meglio di quel 3% e i film con ruoli protagonisti di donne in età avanzata sono rarissimi, come appunto Mrs Harris. Il recente report Gender Balance in Italian Film Crews, a cura di DGCA - MiC, Università Cattolica del Sacro Cuore, CineAF presentato a Venezia nel settembre scorso non tratta il tema, a riprova che avere dei dati è decisamente complicato. Oltre a Mrs Harris si possono citare come esempi recenti Astolfo di Gianni Di Gregorio (anziano lui, regista e protagonista, anziana lei, Stefania Sandrelli), Mascarade di Nicolas Bedos con Isabelle Adjani, 67 anni, diva nella trama e nella realtà alle prese con un amore giovane, Il piacere è tutto mio con Emma Thompson, 63 anni, vedova consolabile che si rivolge ad un'agenzia di gigolò, mentre la 76enne Diane Keaton è coprotagonista della commedia Mack & Rita.
In Gran Bretagna sul tema sono passi avanti, c'è da notare e nella lista di film con protagoniste anziane si attende, dopo la premiere a Toronto, di vedere madame Judi Dench, 87 anni, in Alleluja di Richard Eyre, commovente storia sulla vecchiaia. La Manville è stata tra i firmatari, insieme a oltre 100 attori e personaggi pubblici del Regno Unito, che hanno messo il loro nome in una lettera aperta della Acting Your Age Campaign (AYAC) che chiede una migliore rappresentazione sullo schermo delle donne anziane, per aiutare a combattere l'entrenched ageism (la discriminazione legata all'età) dell'industria dell'intrattenimento: "abbiamo una "vita di scadenza" sullo schermo mentre i nostri colleghi maschi hanno una "vita intera" , trascurando così i milioni di pubblico che apprezzano di vedere le donne sopra i 45 anni raccontare le storie delle nostre vite".

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