Una storia vera che ha sconvolto la Francia e che diventa film in Saint Omer dell'esordiente Alice Diop. Il tutto basato sul fatto di cronaca di una senegalese, Laurence Coly (Guslagie Malanga), accusata di aver ucciso la figlia di quindici mesi abbandonandola su una spiaggia del nord della Francia.
"Sono passata dai documentari a questo film - spiega la regista a Roma - perché permette a un pubblico molto più numeroso di accedere a questioni politiche. Ho cominciato coi documentari perché mi mancava la rappresentazione di alcune cose, dei corpi neri in azione, tutta quella parte della società francese che non viene mai rappresentata e che volevo invece raccontare. Fare l'esperienza di essere neri in un paese come la Francia è come fare l'esperienza dell'invisibilità".
E ancora sul suo rapporto con la Francia: "Il modo in cui vengono percepiti questo film e me stessa è molto diverso in Francia rispetto al resto del mondo, in particolare negli Stati Uniti. Forse perché rappresento una cosa nuova nel panorama cinematografico francese. Ma la cosa bizzarra è che in Francia chi ha contestato il mio film lo ha fatto non rispetto ai suoi contenuti, ma perché citavo Pasolini e Margherite Duras. Hanno detto che sono arrogante e presuntuosa. Negli Stati Uniti è diverso perché trent'anni fa hanno avuto come premio Nobel una donna nera, Toni Morrison. Per loro non è una cosa strana affrontare certi temi". (ANSA).
Alice Diop, racconto l'invisibilità dei neri in Francia
Esce Saint Omer, su una donna accusata di aver ucciso la figlia