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Andre Leon Talley, tutto all'asta per due chiese nere

Cimeli del gigante nero della moda in vendita da Christie's

Redazione Ansa

 Tutto all'asta per due chiese nere: cimeli e capi unici appartenuti a Andre Leon Talley saranno venduti al miglior offerente da Christie's il 15 febbraio, nel bel mezzo della prossima Fashion Week di New York.
    Un gigante (in tutti i sensi, anche fisico) della moda, protetto da Diana Vreeland e Karl Lagerfeld, Talley aprì il mondo delle passerelle a stilisti e modelle di colore.
    Tastemaker di 'Vogue' fino alla clamorosa rottura con Anna Wintour, André è morto un anno fa a 73 anni per complicazioni da Covid.



Gli incassi della vendita (febbraio è il Black History Month) saranno divisi tra la Abyssinian Baptist Church di Harlem e la Mt. Sinai Missionary Baptist Church di Durham, la città della North Carolina dove André era cresciuto: entrambe comunità religiose nere in cui Talley era stato attivo. In vista dell'asta, Christie's ha organizzato un tour transatlantico che porterà i 448 lotti in tre città, da Palm Beach a Parigi, dove Talley era di casa, a New York. La stima di Christie's di oltre 700 mila dollari è per difetto: spesso le vendite di cimeli di celebrita' superano le previsioni a causa del valore aggiunto degli oggetti.
    L'ultimo esempio sono stati gli occhiali da sole di Joan Didion, valutati poche centinaia di dollari e battuti recentemente per 27 mila. Ne seguiranno l'esempio il caffettano di broccato firmato da Dapper Don, lo stilista Black di Harlem, o il cappotto di coccodrillo verde di Prada, i bauli con le iniziali di Louis Vuitton o le scarpe da sera di Manolo su misura in pelle di rettile e seta? Non ci sono solo mantelli, guanti, copricapi regali e abiti in taglia oversize (il corpulento Andre paragonava i suoi look teatrali a una "armatura cerimoniale del '600 italiano", una corazza contro gli epiteti razzisti come quello di "Queen Kong" di cui spesso era vittima): la vendita include oggetti a cui Talley era particolarmente attaccato, come uno schizzo del 1995 di Karl Lagerfeld che lo raffigura a fianco dello stilista a cui lo legò per anni un rapporto di amore-odio. Le serigrafie di Andy Warhol dell'epoca in cui lavorava a 'Interview' dopo il primo stage al Met. Foto di Horst P. Horst, Cecil Beaton e Louise Dahl-Wolfe. Alcuni lotti sono in migliori condizioni di altri: i bicchieri di Hermes che Talley non usò mai perché non invitava a casa o la bicicletta di Hermès di bambù tenuta in magazzino al Ritz di Parigi.
    Ricordi di una vita e di una carriera cominciata nel Sud segregato: dopo la laurea a Brown in letteratura francese, il Met e 'Interview', Talley fu capo dell'ufficio di Parigi di 'Women's Wear Daily' e lì la cerchia era quella delle maison aristocratiche e di Yves Saint Laurent. La trentennale carriera a 'Vogue', cominciata negli anni '80, lo portò ai vertici della rivista ma la storia finì male per dissapori con la Wintour che lo silurò a favore di più giovani influencer dal tappeto rosso del Met. Lo stesso Talley ne raccontò la saga tre anni fa in "Trincee di Chiffon", un memoir partito da lontano: da quando, bambino a Durham nella locale biblioteca pubblica, il piccolo Andre scoprì le annate di 'Vogue' e cominciò a sognare il mondo che sarebbe diventato il suo. 
   

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