Scelte condivise, abiti manifesto, messaggi culturali: Chiara Ferragni al festival di Sanremo, oltre al monologo sulla sua storia, ha parlato con gli abiti. Scelti da lei, con Fabio Maria Damato, styling e art director dell'imprenditrice al festival e con la adesione / complicità di Maria Grazia Chiri, la stilista femminista di Dior.
"Grazie Chiara Ferragni per aver utilizzato la tua piattaforma all'edizione 2023 del Festival di Sanremo per sostenere l'emancipazione femminile e grazie per aver condiviso questo viaggio con me, con noi": Sono le parole di Chiuri che ha ideato gli abiti della imprenditrice co-conduttrice della prima e ultima puntata del festival di Sanremo. Ha indossato abiti manifesto, dalla stola con dietro scritto Pensati Libera al trompe l'oeil che riproduceva il suo corpo nudo: "un invito alle donne di tutto il mondo a immaginare un mondo libero dalla violenza, dove le donne siano amate perché libere". Pensati Libera è una frase dell'artista @foreignerseverywhere, trovata su un muro dopo una marcia femminile a Genova. La frase "canalizza con forza un incoraggiante invito a tutte le donne a staccarsi dal ricatto emotivo della loro vita quotidiana. La libertà delle donne non comporta l'irresponsabilità, ma, la possibilità del vero amore, perché l'amore può avvenire solo senza vivere nella paura della violenza dell'altro. La violenza contro le donne è proporzionale al grado della loro libertà e non alla loro sottomissione; gli uomini temono le donne indipendenti che apprezzano veramente il loro amore e lo scelgono liberamente. La libertà delle donne in questa frase evoca un mondo in cui l'amore è finalmente possibile per uomini e donne senza paura", ha scritto la Chiuri.
Il naked dress che ha successivamente indossato pone al centro la nudità, un simbolo molto forte sia di forza che di vulnerabilità. "Vestire una donna con la propria nudità significa che non ha nulla da nascondere, che è inviolabile, che sta investendo il suo corpo di un significato che va oltre il desiderio maschile. La nudità fa arrabbiare le persone perché mostrare la mancanza di vergogna per il proprio corpo è visto come un'aggressione alla morale. Questo abito - aggiunge la stilista - rende omaggio alla bellezza del corpo delle donne in un momento in cui, in alcuni paesi del mondo, i loro diritti riproduttivi sono minacciati, la loro libertà di studio e lavoro viene tolta, il loro diritto a una vita pacifica è calpestato dalla guerra. C'è così tanto bisogno di progresso in questo momento, un abito che rivendica senza scusarsi il diritto di ogni donna a brillare celebra il potere delle donne come soggetti e non solo oggetti del desiderio; mostra che nessuna donna dovrebbe vivere nella paura, nello svantaggio, nella povertà o provare vergogna per essere nata donna".
E poi c'è l'abito contro l'odio, con ricamati gli insulti che sono stati rivolti e sono rivolti alla Ferragni, domande come 'sei una mamma o una escort'. "Con questo abito peplo portiamo sul palco del teatro Ariston alcune delle critiche rivolte a Chiara sul suo aspetto, sul suo corpo e soprattutto sulla sua libertà di sentirsi donna oltre che mamma. Le frasi di disprezzo ricamate in perle nere sono le vere offese che ogni giorno gli haters rivolgono alle sue foto postate su Instagram. Chiuri - dice Fabio Maria Damato - ha avuto l’idea di ricamare queste parole NERE su un peplo BIANCO come la pagina di un libro che racconta quel disprezzo infruttifero contro il quale lottare ogni singolo giorno. Portando queste frasi sessiste a Sanremo vogliamo spronare tutte a fregarsene e ricordare alle donne di non farsi abbattere da chi odia perché sono solo i pareri di chi ci ama a contare veramente".
Commenta Maria Grazia Chiuri "L'insulto vestito è un'affermazione molto forte che ci ricorda fino a che punto questo contesto favorisce l'incitamento all'odio tossico, specialmente contro le donne. La persona di Chiara suscita le emozioni di molti ma, da quando è diventata mamma, riceve costantemente commenti negativi sulla sua immagine di donna emancipata che lavora con il suo corpo potente e la sua presenza. Indossando sulla propria pelle le stesse parole che le sono state rivolte con l'intento di ferirla e mostrando con orgoglio al mondo la sua indenne fiducia in se stessa, Chiara invita tutte le donne a rifiutare i meccanismi del ricatto affettivo ea rifiutare la vittimizzazione. Anche le icone più belle e di successo sono vittime di insulti alle donne emancipate che incarnano, in nome del decoro e dei doveri domestici che si suppone trascurino. Questi insulti, e il mondo da cui derivano, costituiscono una violenza verbale che precede e condona quella fisica. La maternità e la vita coniugale non comportano - e non dovranno - comportare il sacrificio di tutti gli altri aspetti dell'esistenza. L'abito scoraggia ferocemente l'incitamento all'odio e la violenza contro le donne che lavorano con orgoglio con la loro bellezza e il loro talento".
Il look finale, quello con la gonna rigida, si riferisce apertamente a Remote control II di Jana Sterback, una scultura robotica su ruote che ricorda la struttura della gonna vittoriana che ingabbiava la parte inferiore del corpo femminile e la muoveva attraverso un telecomando. Rendendo visibile questa struttura e lasciando le gambe di Chiara Ferragni scoperte da una gonna e libere sotto di essa, vestite solo di collant color carne, l'abito esprime la consapevolezza dei limiti che le donne ancora soffrono, a causa del loro genere. La parte superiore dell'abito è lucente, e la struttura rigida della gonna è finemente ricamata con pietre preziose così che la bellezza dell'abito attiri lo sguardo proprio verso ciò che costringe il corpo femminile, suggerendo il miracolo della sua libertà. "Che il corpo di una donna possa essere percepito come una gabbia è una prospettiva che deve finire, perché non sempre la storia procede a favore della tutela dei diritti delle donne", aggiunge ancora.
Liberare le nuove generazioni dagli stereotipi di genere nei quali spesso le donne si sentono ingabbiate. Questa è l’idea che Maria Grazia ha voluto rappresentare con questo abito alta moda di Dior composto da una tuta di jersey ricamata di strass intrappolata in una gonna di tulle. "Questo abito rappresenta la speranza di rompere le convenzioni imposte dal patriarcato. Una speranza che riponiamo nelle bambine di oggi che saranno le donne di domani. Questo è l’augurio di una mamma alla sua bambina, che possa finalmente gridare Vittoria!", dice Fabio Maria Damato styling e art director di Chiara Ferragni a Sanremo
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