"È un continuo di brutte notizie, vedo il mio paesaggio familiare e professionale pieno di luci che si stanno spegnendo, fin che muoiono i grandi vecchi sono vuoti immensi ma quando accade con quelli con cui sei cresciuta, quelli della tua generazione con i ricordi vivissimi come quelli che io ho con Francesco la sensazione è terribile", dice all'ANSA Giuliana De Sio. All'attore e regista Francesco Nuti scomparso a 68 anni dopo una lunga malattia è legata moltissimo, i film insieme campioni d'incasso come Io Chiara e lo Scuro, Casablanca Casablanca e anche una storia sentimentale in quegli anni '80.
"Affiorano tutti insieme ricordi che sembrano di ieri, i casini, le risate, le cene, le cantate con la chitarra, il festival di Sanremo che lo emozionò come fosse un Nobel vinto, mi ricordo di quando morì suo padre, i suoi singhiozzi e la prima regia, il primo ciak spaesato a Tangeri, sembra ieri. Era troppo presto per andarsene, ma lui a dirla tutta ci ha lasciato tanto tempo fa. Quella di Francesco - ricorda De Sio - è una parabola misteriosa, incomprensibile di uno che ha avuto tutto e deciso di perdere tutto. È caduto dentro molto prima che cadesse tecnicamente. Ci ho pensato tante volte, non c'è un vero perché, si l'ho visto soffrire moltissimo per la morte del padre ma a quanti è capitato. È come se ad un certo punto avesse deciso uno switch, ad un certo punto mi ricordo una conferenza stampa in cui annunciò che voleva suicidarsi. La sua è stata un'autodistruzione che non mi sono mai spiegata, eppure pensavo di conoscerlo bene. Il successo - riflette - è stato un detonatore".
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Lo sentiva? "In passato si, sono andata a trovarlo anche quando stava male, un'ultima volta qualche anno fa a Prato, in una situazione triste. Nonostante il no del badante riuscii a farlo uscire e portarlo al cinema dove lo stavano celebrando, andammo con la carrozzella, fu un momento bellissimo perchè l'ho visto felice". Lei, gli amici dell'epoca, gli siete stati vicini o era complicato esserci? "È stato solo lasciato da tutti, era difficile avere un contatto, le ultime volte in cui c'ero io capiva e riconosceva, quindi era ancora più doloroso vederlo in quelle condizioni. Giovanni Veronesi è uno di quelli che più gli sono stati vicini".
Intorno a lui c'è tanto affetto popolare, un po' come per Troisi al cui funerale nel '94 partecipò. "Sono stati simboli del cinema degli anni '80 e '90, anni di fuoco in cui hanno ruggito, e purtroppo non ci sono più", conclude l'attrice.
(ANSA).