"Un atto di insubordinazione che è stato riconosciuto come opera d'arte. Non volevo passare dall'altra parte della macchina da presa ma mi sono ritrovata che volevo fare qualcosa a tutti i costi": è così che con Mur, il film documentario che racconta la situazione di confine tra Polonia e Bielorussia con il rimpallo dei rifugiati, Kasia Smutniak ha realizzato un esordio alla regia davvero notevole.
Il film, presentato in anteprima alla Festa di Roma 2023, è stato premiato con il Nastro d'argento per il cinema del reale.
"Quello che accadeva al confine ha cambiato la mia vita, le mie priorità da attrice: racconto storie da 20 anni, sono il mio sudore e il mio sangue, ma la storia che mi circondava era tanto più interessante" ha proseguito l'attrice nata in Polonia proprio in una zona di confine. "Non sono un'attivista politica ma qualcosa dovevo fare. E mi sono decisa: ho chiamato la mia agente e detto che mi ritiravo e avviato un viaggio in quelle zone, dicendo alla coautrice Marella Bombini, alla coproduttrice - con il marito di Smutniak Domenico Procacci di Fandango, ndr - Laura Paolucci che saremmo andate in una zona pericolosa, militarizzata e forse saremmo state arrestate. E sono venute con me". Mur, una produzione Fandango in associazione con Luce Cinecittà, è ancora totalizzante per la vita di Smutniak che lo sta accompagnando in vari festival e anche in Polonia. Con questa esperienza si va avanti, e prepara un altro film, non ancora annunciato.
La cerimonia dei Nastri a Roma è stato un momento, un po' come sempre accade nelle premiazioni, per ringraziare le persone. Davanti al figlio Leone (il secondogenito dopo Sophie avuta con Pietro Taricone) si è rivolta a "Dom" Procacci: "Non solo non mi hai fermato quando ho deciso di fare questo, ma hai capito che dovevo seguire questa voce e mi sei stato vicino e ti vorrei ringraziare qui davanti a tutte le persone una volta tanto".
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