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Fabrizio Bentivoglio, un piacere della vita è osservare gli altri

Premiato da Attorstudio - Milazzo Film Festival

Redazione Ansa

Clarke Gable "dichiarò in un'intervista che fare l'attore è difficile solo nei primi trent'anni. Ecco: qui, sotto l'aspetto di una battuta molto spiritosa, si nasconde invece una profonda verità". Lo spiega Fabrizio Bentivoglio nella sua lettura/monologo, 'Piccolo almanacco dell'attore con la quale', presentata in anteprima ad Attorstudio - Milazzo Film Festival, il primo festival interamente dedicato all'arte e allo studio dell'attore e della recitazione, diretto da Caterina Taricano e Mario Sesti, dove l'attore ha ricevuto l'Excellence Acting Award .
    "Pensate solo che alla Civica Scuola d'Arte Drammatica "Paolo Grassi" di Milano il nostro insegnante di Dizione, l'ineffabile Aino Piodi, una delle prime voci della nostra Radio, ci diceva che, una volta finiti i corsi del triennio, ci sarebbero voluti dieci anni per capire di che pasta eravamo fatti", racconta.
    Rispetto all'inizio della professione d'attore, "vi è mai capitato di essere seduti sulla panchina di un parco, al tavolino di un bar o in treno e di sentirvi invisibili? Come se tutti gli altri intorno non facessero caso a voi, non vi avessero visto, come se voi non ci foste - sottolinea -. Ecco, a me è capitato diverse volte e considero questa la condizione ideale per poter godere indisturbati di uno dei piccoli piaceri che ci offre la vita: l'osservazione degli altri", recita il testo che comprende tante spassose "istruzioni per l'uso" per chiunque volesse intraprendere la carriera dell'attore. Ma anche una compilation di storie, come quella che vede Mastroianni, dire a Bentivoglio, che gli parla con trasporto di De Niro che ha messo su 40 chili per fare Jack La Motta in Toro scatenato: "Noi usiamo il cuscino".
    In suo omaggio, c'è stata anche una proiezione aperta al pubblico del suo film come regista: Lascia perdere Johnny!. "Mi somiglia come un figlio - ha detto l'attore -. il film è del 2006 e fare la regia di un film è un'assunzione di paternità in tutti i sensi. Per questo, quando mi chiedono perché non ho fatto più regie dopo, rispondo che nel 2007 è nato il mio primo figlio, che poi è una figlia, e poi ne ho avuti altri due. Tre in tutto. Diciamo che ho completato così la mia filmografia".
    (ANSA).
   

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