Dietro il successo dei romanzi, il sorriso accattivante in terza di copertina, le cene nella bella casa di Park Slope con tanti amici letterati e non, Paul Auster nascondeva un segreto. Lo scrittore della Trilogia di New York se ne e' andato il 30 aprile a 77 anni con il peso sul cuore del figlio Daniel, da sempre un problema, morto di droga due anni fa pochi giorni dopo esser stato accusato di omicidio colposo per l'overdose letale della figlioletta di 10 mesi, Ruby.
"Diceva che quella morte gli aveva accorciato la vita", ha scritto sul New York Times Lucy Sante, amica, critica d'arte e ospite frequente del salotto di Park Slope dove si potevano incontrare scrittori come Don DeLillo e Salman Rushdie, ma non solo: "Lui amava mettere insieme gente di tutti i tipi, classe e discipline". Capriccio del destino o atroce svolta in una trama simile ai melodrammi francesi dell'Ottocento spesso fonte di ispirazione dei suoi romanzi? Due anni fa, proprio di questi giorni, Paul si era trovato di fronte alla decisione che nessun padre vorrebbe mai prendere: aveva fatto staccare la spina al figlio, 44 anni, che combatteva con le dipendenze da quando era teenager. Era stato il tragico epilogo di una odissea senza fine: da ragazzo - aveva 18 anni - Daniel era rimasto indirettamente coinvolto in un famoso caso di omicidio che vide l'impresario di night Michael Alig e il complice Robert "Freeze" Riggs uccidere a martellate in testa lo spacciatore Andrew Melendez per poi gettare il cadavere nell'Hudson. Il ragazzo si era trovato nella casa del delitto e Alig ne compro' il silenzio per 3.000. Al processo fu condannato alla liberta' vigilata. Paul Auster e' stato uno dei piu' popolari scrittori americani contemporanei: "Il santo patrono della Brooklyn letteraria", lo ha definito il New York Times notando che fu lui a mettere il quartiere oltre l'East River - oggi il piu' hip di New York - sulla mappa della letteratura contemporanea decenni prima che colleghi scrittori come Colson Whitehead o Jhumpa Lahiri ci si trasferissero. Nato in realta' a Newark nel New Jersey - un ragazzo ebreo come i concittadini Philip Roth e Allen Ginsberg - e considerato un protagonista del postmodernismo in letteratura, Auster aveva la Francia nel cuore. Dopo l'universita' a Columbia si era trasferito a Parigi facendo il traduttore con l'allora compagna e poi moglie Lydia Davis. Tornato negli Usa nel 1974, tre anni gli era morto il padre Samuel: fu il seme del primo memoir, L'invenzione della Solitudine pubblicato nel 1982. La via del successo fu inizialmente in salita: Citta' di Vetro, il primo romanzo della Trilogia di New York col tema ricorrente dello scrittore che si riprende da una perdita personale, fu respinto da 17 editori prima di venire stampato da una piccola casa editrice in California nel 1985. Il resto e' storia della letteratura contemporanea con opere come Leviatano o Il Libro delle Illusioni scritti con la stilografica perche' le tastiere del computer lo intimidivano.
L'ultimo romanzo, Baumgartner, è uscito in Italia per Einaudi nel 2023. Ma Auster fu anche autore di cinema, firmando film come Blue in the Face, Lulu on the bridge e Smoke del 1995 ambientato a Park Slope con William Hurt e Harvey Keitel: in cui si vede anche Daniel nella parte di un ladro di libri. (ANSA).
Addio Paul Auster, dietro il successo il dramma del figlio
Staccò la spina dopo l'overdose, "gli ha accorciato la vita"