Il 17 novembre ricorre la giornata internazionale del gatto nero. Ce n’era bisogno? Non c’è solo chi, vedendolo attraversare la strada, devia ancora la sua.
Per sgretolare le convinzioni scaramantiche che associano ai gatti neri sfortuna e streghe, in diversi paesi si festeggia la giornata nazionale con date diverse di area in area e, da noi, la festa ricorre il 17 novembre. L'appuntamento è stato inizialmente promosso in Italia dall’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente e ripreso da centinaia di associazioni a livello nazionale ed internazionale che organizzano iniziative spontanee a loro difesa e per favorirne l'adozione. Inizialmente ideata dall’ente di beneficenza per animali britannico ‘Cats Protection’ per sensibilizzare sui tassi più bassi di adozione per i gatti neri si è diffusa nel mondo e seppure in molti luoghi, come l’Inghilterra, la Scozia ed il Giappone, possedere o avvicinare un gatto dal pelo scuro è ritenuto invece un segno di prosperità e fortuna, la relatività stessa della credenza pare non bastare a sgretolarla. Adesso però si attende la riscossa dei gatti neri che per mano di animalisti e proprietari innamorati dei loro mici-pantera sono prossimi a metterli al centro di cure e attenzioni speciali. Non mancano gli organizzatori di iniziative locali a cura dei rifugi e dei gattili per la ricorrenza ed è previsto un boom di carrellate fotografiche di mici scuri sui social, associati all’hashtag #blackcatday.
Se i gatti infatti sono i soggetti più instagrammati al mondo, quando possiedono il manto nero sembrano scomparire sotto l’obiettivo delle macchine fotografiche e smartphone. Su chat e forum si moltiplicano le soluzioni per fare lo foto pubblicabili sui social e prepararsi alla ricorrenza. Come realizzare scatti da professionisti? In primis è bene considerare la scelta del fondale per far risaltare e non nascondere il pelo scuro, come un pavimento di legno chiaro oppure una coperta colorata e non uno sfondo di piastrelle scure. Ideale è anche uno sfondo bianco che permette di giocare con il contrasto bianco/nero. Inoltre evitare di usare il flash perché il loro pelo è generalmente molto lucido e lo scatto può creare riflessi fastidiosi. Se si scatta con una reflex vale inoltre la regola di sottoesporre i soggetti scuri perché la macchina è dotata di esposimetro che tende ad uniformare la luce per un effetto di ingrigimento del manto del gatto. Inoltre è meglio non fotografali alla luce diretta del sole cercando invece zone schermate, ad esempio da una tenda. Infine avere tanta pazienza perche i gatti sono imprevedibili nei loro movimenti a prescindere dal colore del loro manto e non dimenticare la post-produzione: una passatina al photoshop o con le numerose App di fotoritocchi, aumentando leggermente anche luminosità e contrasto, miglioreranno anche gli scatti più deboli.
In occasione della festa dei nostri amati gatti neri, spiega la radice davvero cieca di questa superstizione che li vede pericolosi Luca Giansanti, medico veterinario rinomati sui social e in televisione nel nuovo libro ‘Ogni gatto ne va matto’, Newton-Compton Editori:
"Nacque nel Medioevo una delle dicerie più infamanti sui gatti, in particolare su quelli dal pelo nero: si credeva che fossero in qualche modo collegati al diavolo e alla stregoneria, e per questo erano odiati e spesso, purtroppo, cacciati. Fortunatamente, l’indiscussa utilità di questi animali nel cacciare i topi che costituivano una seria minaccia alla salute dell’uomo, soprattutto nelle città, alla fine prevalse sulla cieca superstizione, ma le credenze sulla sfortuna portata dagli innocenti mici dal manto nero si radicò a tal punto che alcuni rimasugli di quelle dicerie sopravvivono ancora oggi. Le persecuzioni medievali dimostrarono tra l’altro quanto la presenza in natura di un predatore come il felino sia di grande importanza: sembra infatti che una delle cause della diffusione dell’epidemia di peste nera, trasmessa dalle pulci che si annidavano nelle pellicce dei topi, sia stata proprio la decimazione della popolazione di gatti seguita alle direttive di papa Gregorio IX”. “Quali le ragioni per cui i gatti erano associati alla stregoneria? Molte, - sottolinea Giansanti. - Innanzitutto, la superstizione all’epoca tendeva ad abbattersi sulle donne sole o che comunque vivevano abbastanza isolate dalla comunità, e non era affatto raro che queste tenessero con sé dei gatti per una semplice questione di compagnia. Inoltre, molte caratteristiche tipiche dei felini (l’indipendenza, la capacità di eludere facilmente un inseguitore, le forme sinuose) colpivano in modo sinistro la suscettibile immaginazione della gente. Ancora, la capacità dei gatti di percepire il campo magnetico o di riconoscere le persone con uno stato di salute precario era associata, nell’ignoranza dilagante nel Medioevo, a una natura esoterica e stregonesca”.