(di Alessandra Magliaro)- Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza alle donne. Nel corso di 17 anni, fu istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1999, è diventata sempre più un '8 marzo' e la sensibilizzazione, almeno per un giorno, su questo tema si è fatta importante con eventi e manifestazioni (come #nonunadimeno e #onebillionrising).
Il percorso più importante da fare, perché è in ballo la costruzione di un nuovo modo di relazionare gli uomini e le donne, è quello sulle nuove generazioni. Educare contro la violenza di genere è la missione della nostra scuola, oltre che delle famiglie stesse. Non è questione di emergenza, che pure purtroppo esiste, quanto di cammino educativo, cultura. Scardinare stereotipi di genere alla base del fenomeno della violenza e per far prevalere la cultura del rispetto e del reciproco riconoscimento tra uomini e donne è un lavoro di associazioni, educatori, centri anti violenza e madri e padri, tutti insieme per le donne e gli uomini del domani. Tanti gli esempi di questo percorso sotterraneo, fatto spesso volontariamente e con poche risorse, poco noto ma fondamentale. La Fondazione Roberta Lanzino, sorta per volontà dei genitori Matilde e Franco, dopo l'assassinio per stupro della figlia nel 1989, opera in Calabria ed è molto nota per questo lavoro capillare educativo di formazione e da anni gira l'Italia con incontri nelle scuole che chiama 'percorsi di consapevolezza'. Oltre a varie località calabresi, quest'anno è stata a Perugia e nel liceo classico Pilo Albertelli a Roma. Nella stessa scuola è intervenuta anche Lucia Annibali, l'avvocatessa sfigurata dall'acido, simbolo della lotta contro la violenza alle donne, che come consigliere giuridico del ministero delle Pari Opportunità è molto impegnata nel lavoro di testimonianza nelle scuole. "Mi addolora la maggiore facilità con cui vengono compiuti i crimini contro le donne. Bisogna intervenire negli anni della formazione, e offrire ai ragazzi anche esempi maschili che incarnino valori positivi", ha detto Annibali presentando la fiction Rai1 'Io ci sono' sulla sua storia.
Nadia Muscialini ha scritto Di pari passo. Percorso educativo contro la violenza di genere (edito da Settenove e sostenuto Terre des hommes), un manuale che ha come obiettivo l'apprendimento, purtroppo non scontato, dei principi di rispetto e parità di genere. "E' la scuola che stimola lo sviluppo delle abilità che permettono di leggere e decodificare in maniera critica la realtà e la complessità che ci circonda. Frequentando il centro antiviolenza Soccorso Rosa di Milano ho visto con i miei occhi come i figli di uomini violenti diano per scontato che la relazione tra maschi e femmine sia basata su un inevitabile uso della prepotenza".
Per Muscialini "i ragazzi apprendono che i comportamenti 'adatti o 'giusti' per uomini sono quelli che dominano, umiliano e sottomettono la compagna e le ragazze si convincono che da donne saranno inevitabilmente oggetto di tali comportamenti". C'è uno studio del 2011 in cui si mostra come nei preadolescenti gli stereotipi sessisti e i pregiudizi che giustificano l'uso della violenza dell'uomo sulla donna sono già presenti. Tra i tanti anche il mito dell'amore legato al sentimento della sofferenza, così che l'uso della violenza finisce per essere considerato da molti preadolescenti come un correlato necessario.
Ecco che la scuola è per definizione il luogo per intervenire in termini di cultura e prevenzione. "Lavoriamo - dice la Muscialini, che da oltre 20 anni si occupa a Milano delle problematiche femminili - nelle scuole con l'obiettivo di insegnare il rispetto, discutendo in classe con sguardo critico quello che viene appreso sul web che per loro è la principale fonte di informazione. Soprattutto i preadolescenti che devono strutturare la loro identità sessuale, in mancanza di modelli definiti, finiscono per aderire a quelli proposti dalla cultura tradizionale, comportamenti di prevaricazione incluso. Far capire che essere uomini non ha nulla a che vedere con l'essere aggressivi, che la sensibilità non è sinonimo di effeminatezza e che la virilità va intesa come forza affettiva, coraggio di praticare la tenerezza senza il timore di mostrarsi deboli ma imparando a condividere il dolore e le difficoltà degli altri". Nell'ambito dei centri antiviolenza che in tutti questi anni faticosamente hanno rappresentato la prima linea sul tema della violenza, con la costruzione di reti vere e proprie e case protette, molti progetti vanno nella direzione delle scuole, come a Bologna (Casa delle donne), a Roma (Associazione genere femminile), a Milano (Soccorso Rosa).